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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita II, 46
 
originale
 
[46] Instruitur acies, nec Veiens hostis Etruscaeque legiones detractant. Prope certa spes erat non magis secum pugnaturos quam cum Aequis; maius quoque aliquod in tam inritatis animis et occasione ancipiti haud desperandum esse facinus. Res aliter longe euenit; nam non alio ante bello infestior Romanus?adeo hinc contumeliis hostes, hinc consules mora exacerbauerant?proelium iniit. Vix explicandi ordinis spatium Etruscis fuit, cum pilis inter primam trepidationem abiectis temere magis quam emissis, pugna iam in manus, iam ad gladios, ubi Mars est atrocissimus, uenerat. Inter primores genus Fabium insigne spectaculo exemploque ciuibus erat. Ex his Q. Fabium?tertio hic anno ante consul fuerat?principem in confertos Veientes euntem ferox uiribus et armorum arte Tuscus, incautum inter multas uersantem hostium manus, gladio per pectus transfigit; telo extracto praeceps Fabius in uolnus abiit. Sensit utraque acies unius uiri casum, cedebatque inde Romanus cum M. Fabius consul transiluit iacentis corpus obiectaque parma, "hoc iurastis" inquit, "milites, fugientes uos in castra redituros? Adeo ignauissimos hostes magis timetis quam Iouem Martemque per quos iurastis? At ego iniuratus aut uictor reuertar aut prope te hic, Q. Fabi, dimicans cadam." Consuli tum Caeso Fabius, prioris anni consul: "uerbisne istis, frater, ut pugnent, te impetraturum credis? Di impetrabunt per quos iurauere; et nos, ut decet proceres, ut Fabio nomine est dignum, pugnando potius quam adhortando accendamus militum animos." Sic in primum infensis hastis prouolant duo Fabii, totamque mouerunt secum aciem.
 
traduzione
 
46 L'esercito viene schierato e n? i Veienti n? le legioni etrusche si tirano indietro. La loro certezza quasi assoluta era questa: i Romani non li avrebbero affrontati con maggiore determinazione di quanta ne avevano dimostrata con gli Equi; oltretutto, vista l'esasperazione degli animi e la totale incertezza dello scontro, non era escluso che commettessero qualche nuovo e imprevedibile errore. Ma le cose andarono in tutt'altra maniera: in nessuna delle guerre del passato i Romani si erano prodotti in un attacco cos? violento, tanto li avevano esasperati sia gli insulti del nemico sia gli indugi dei consoli. Gli Etruschi avevano appena avuto il tempo di spiegare il proprio schieramento che i Romani, nel pieno della concitazione iniziale, prima avevano lanciato a caso le aste pi? che prendendo la mira, e poi erano arrivati al corpo a corpo con la spada, cio? proprio il tipo pi? pericoloso di duello. Nelle prime file le prodezze straordinarie dei Fabi erano un esempio per i concittadini. Uno di essi, quel Quinto Fabio che era stato console due anni prima, stava guidando l'attacco contro un gruppo compatto di Veienti, quando un etrusco fortissimo e particolarmente esperto nel maneggiare le armi lo sorprese mentre incautamente si spingeva tra un nugolo di nemici e lo pass? da parte a parte in pieno petto. E una volta estratta la spada, Fabio croll? a terra riverso sulla ferita. Anche se si trattava di un uomo solo, la notizia della sua morte fece scalpore in entrambi gli schieramenti e i Romani stavano gi? per cedere, quando il console Marco Fabio, scavalcandone il cadavere e proteggendosi con lo scudo, grid?: ?? questo che avete giurato, soldati? Fuggire e ritornare al campo? Allora vuol dire che temete quei gran codardi dei nemici pi? di Giove o Marte, in nome dei quali avete giurato? Benissimo: io non ho giurato, eppure o torner? indietro vincitore o cadr? battendomi qui accanto a te, Quinto Fabio!? Alle parole del console replic? allora Cesone Fabio, console l'anno precedente: ?Credi, fratello, che diano retta alle tue parole e tornino a combattere? Daranno retta agli d?i, ? su di loro che han giurato. Quanto a noi, per il rango sociale che occupiamo e per il nome che portiamo (siamo o non siamo dei Fabi?), ? nostro dovere infiammare l'animo dei soldati pi? con l'esempio concreto che con tanti discorsi?. Detto questo, i due Fabi volarono in prima linea con le lance in resta e si trascinarono dietro tutto l'esercito.
 

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