[62] Eodem anno Valerius consul cum exercitu in Aequos profectus, cum hostem ad proelium elicere non posset, castra oppugnare est adortus. Prohibuit foeda tempestas cum grandine ac tonitribus caelo deiecta. Admirationem deinde auxit signo receptui dato adeo tranquilla serenitas reddita ut uelut numine aliquo defensa castra oppugnare iterum religio fuerit. Omnis ira belli ad populationem agri uertit. Alter consul Aemilius in Sabinis bellum gessit. Et ibi, quia hostis moenibus se tenebat, uastati agri sunt. Incendiis deinde non uillarum modo sed etiam uicorum quibus frequenter habitabatur Sabini exciti cum praedatoribus occurrissent, ancipiti proelio digressi postero die rettulere castra in tutiora loca. Id satis consuli uisum cur pro uicto relinqueret hostem, integro inde decedens bello.
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62 Quello stesso anno il console Valerio guid? una spedizione contro gli Equi. Visto per? che non riusciva a portare il nemico a uno scontro aperto, si dispose ad attaccarne l'accampamento, ma fu bloccato da una tremenda tempesta con grandine e tuoni rovesciati gi? dal cielo. Le sorprese non erano per? finite: infatti, non appena venne dato il segnale della ritirata, il tempo ritorn? cos? calmo e sereno che, come se una divinit? avesse voluto proteggere l'accampamento, la superstizione li dissuase dal rinnovare l'attacco. Tutta la furia della guerra si volse a devastare le campagne. L'altro console, Emilio, guid? una campagna contro i Sabini. Anche l?, siccome il nemico se ne stava rintanato all'interno delle mura, il territorio fu razziato. Solo quando venne dato fuoco non solo ad alcune fattorie ma anche a villaggi popolosi, i Sabini, usciti all'aperto, si imbatterono nei predatori e, dopo uno scontro dall'esito incerto, il giorno successivo spostarono l'accampamento in una zona pi? sicura. Il console, considerata questa mossa un pretesto sufficiente per ritenere il nemico battuto e abbandonarlo sul posto, si ritir? senza essere arrivato a un punto decisivo della campagna.
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