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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita III, 6
 
originale
 
[6] Comitia inde habita; creati consules L. Aebutius P. Seruilius. Kalendis Sextilibus, ut tunc principium anni agebatur, consulatum ineunt. Graue tempus et forte annus pestilens erat urbi agrisque, nec hominibus magis quam pecori, et auxere uim morbi terrore populationis pecoribus agrestibusque in urbem acceptis. Ea conluuio mixtorum omnis generis animantium et odore insolito urbanos et agrestem confertum in arta tecta aestu ac uigiliis angebat, ministeriaque in uicem ac contagio ipsa uolgabant morbos. Vix instantes sustinentibus clades repente legati Hernici nuntiant in agro suo Aequos Volscosque coniunctis copiis castra posuisse, inde exercitu ingenti fines suos depopulari. Praeterquam quod infrequens senatus indicio erat sociis adflictam ciuitatem pestilentia esse, maestum etiam responsum tulere, ut per se ipsi Hernici cum Latinis res suas tutarentur; urbem Romanam subita deum ira morbo populari; si qua eius mali quies ueniat, ut anno ante, ut semper alias, sociis opem laturos. Discessere socii, pro tristi nuntio tristiorem domum referentes, quippe quibus per se sustinendum bellum erat quod uix Romanis fulti uiribus sustinuissent. Non diutius se in Hernico hostis continuit; pergit inde infestus in agros Romanos, etiam sine belli iniuria uastatos. Vbi cum obuius nemo ne inermis quidem fieret, perque omnia non praesidiis modo deserta sed etiam cultu agresti transirent, peruenere ad tertium lapidem Gabina uia. Mortuus Aebutius erat Romanus consul; collega eius Seruilius exigua in spe trahebat animam; adfecti plerique principum, patrum maior pars, militaris fere aetas omnis, ut non modo ad expeditiones quas in tanto tumultu res poscebat, sed uix ad quietas stationes uiribus sufficerent. Munus uigiliarum senatores, qui per aetatem ac ualetudinem poterant, per se ipsi obibant; circumitio ac cura aedilium plebi erat; ad eos summa rerum ac maiestas consularis imperii uenerat.
 
traduzione
 
6 Dalle successive elezioni uscirono consoli Lucio Ebuzio e Publio Servilio. Il primo agosto - data che allora rappresentava l'inizio dell'anno - entrano in carica. Si era nella stagione malsana e il caso volle che quello fosse un anno di pestilenza tanto a Roma quanto nelle campagne, e sia per gli uomini che per il bestiame. Ad accrescere la virulenza dell'epidemia contribu? poi la gente che, terrorizzata da possibili saccheggi, cominci? a ricoverare in citt? mandrie e relativi pastori. Questo miscuglio eterogeneo di animali tormentava col suo insolito odore i cittadini, mentre la gente di campagna, stipata in dimore anguste, soffriva per il caldo e la mancanza di sonno. E poi lo scambio di servizi e il contatto stesso contribuivano a diffondere l'infezione. Proprio in quel momento - e cio? con i Romani appena in grado di sopportare il peso di queste calamit? - arrivarono dagli Ernici degli ambasciatori ad annunciare che gli eserciti congiunti di Volsci ed Equi si erano accampati nel loro territorio e che da quella base saccheggiavano le campagne con un impressionante spiegamento di forze. Non solo lo scarso numero di senatori rimasti rendeva manifesto agli alleati che la citt? era prostrata dalla pestilenza, ma mesta fu anche la risposta che ebbero: gli Ernici, insieme con i Latini, difendessero da soli i loro possedimenti perch? Roma, per l'improvvisa ira degli d?i, era devastata dall'epidemia. Se quel male si fosse placato, allora sarebbero intervenuti in aiuto degli alleati, come nell'anno precedente e in tutte le altre occasioni. Gli alleati partirono riportando in patria in cambio di un triste annuncio uno ancora pi? triste: il loro popolo doveva infatti affrontare da solo una guerra che avrebbe sostenuto a fatica anche col potente sostegno dei Romani. I nemici non si trattennero pi? a lungo nel territorio degli Ernici. Di l? avanzarono infatti con intenti bellicosi nella campagna romana che sub? danni e devastazioni anche senza le violenze della guerra. Nessuno si fece loro incontro - nemmeno un uomo disarmato - e poterono cos? penetrare in un territorio privo ormai non solo di guarnigioni armate, ma anche di campi coltivati; Volsci ed Equi arrivarono fino al terzo miglio della Via Gabinia. Il console Ebuzio era morto. Per il suo collega Servilio c'erano ben poche speranze. Il contagio aveva colpito quasi tutti i maggiorenti, buona parte dei senatori e pressappoco la totalit? di quanti erano in et? militare. Cos? il loro numero non solo non bastava per le spedizioni rese necessarie dalla situazione allarmante, ma arrivava appena a coprire l'organico dei posti di guardia. Il servizio di vigilanza tocc? allora a quei senatori che per et? e condizioni di salute erano in grado di prestarlo. Le ronde armate toccarono invece agli edili della plebe, ai quali erano passati anche il potere supremo e l'autorit? consolare.
 

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