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Livio
Ab urbe condita III, 15
 
originale
 
[15] Accipiunt ciuitatem placidiorem consules C. Claudius Appi filius et P. Valerius Publicola. Nihil noui nouus annus attulerat; legis ferendae aut accipiendae cura ciuitatem tenebat. Quantum iuniores patrum plebi se magis insinuabant, eo acrius contra tribuni tendebant ut plebi suspectos eos criminando facerent: coniurationem factam; Caesonem Romae esse; interficiendorum tribunorum, trucidandae plebis consilia inita; id negotii datum ab senioribus patrum ut iuuentus tribuniciam potestatem e re publica tolleret formaque eadem ciuitatis esset quae ante Sacrum montem occupatum fuerat. Et ab Volscis et Aequis statum iam ac prope sollemne in singulos annos bellum timebatur, propiusque aliud nouum malum necopinato exortum. Exsules seruique, ad duo milia hominum et quingenti, duce Appio Herdonio Sabino nocte Capitolium atque arcem occupauere. Confestim in arce facta caedes eorum qui coniurare et simul capere arma noluerant: alii inter tumultum praecipites pauore in forum deuolant: alternae uoces 'ad arma' et 'hostes in urbe sunt' audiebantur. Consules et armare plebem et inermem pati timebant, incerti quod malum repentinum, externum an intestinum, ab odio plebis an ab seruili fraude, urbem inuasisset; sedabant tumultus, sedando interdum mouebant; nec enim poterat pauida et consternata multitudo regi imperio. Dant tamen arma, non uolgo, tantum ut incerto hoste praesidium satis fidum ad omnia esset. Solliciti reliquum noctis incertique qui homines, quantus numerus hostium esset, in stationibus disponendis ad opportuna omnis urbis loca egere. Lux deinde aperuit bellum ducemque belli. Seruos ad libertatem Appius Herdonius ex Capitolio uocabat: se miserrimi cuiusque suscepisse causam, ut exsules iniuria pulsos in patriam reduceret et seruitiis graue iugum demeret; id malle populo Romano auctore fieri: si ibi spes non sit, se Volscos et Aequos et omnia extrema temptaturum et concitaturum.
 
traduzione
 
15 I consoli Gaio Claudio, figlio di Appio, e Publio Valerio Publicola ricevono una citt? pi? tranquilla. L'anno nuovo non aveva portato novit?. Una doppia preoccupazione regnava in Roma: da una parte l'ansia di veder passare la legge, dall'altra il terrore di doverne accettare l'approvazione. Quanto pi? i giovani senatori cercavano di ingraziarsi il favore della plebe, tanto pi? i tribuni si sforzavano di renderli sospetti agli occhi della plebe stessa, accumulando accuse a loro carico. Era stata nel frattempo ordita una congiura: Cesone si trovava a Roma, il piano era quello di eliminare i tribuni e di massacrare la plebe. I senatori pi? anziani avevano affidato ai giovani il c?mpito di abolire la potest? tribunizia facendo s? che la citt? ritornasse alle condizioni esistenti prima della secessione sul monte Sacro. C'era poi anche la paura suscitata da Volsci ed Equi, il cui attacco si era ormai trasformato in una ricorrenza quasi puntuale e fissata. Ma una nuova inaspettata sciagura arriv? da una zona ben pi? vicina a Roma: un contingente di 2.500 esuli e schiavi, agli ordini del sabino Appio Erdonio, occup? nottetempo il Campidoglio e la cittadella. Qui fecero s?bito strage di quelli che si rifiutavano di prendere parte attiva alla congiura, combattendo al loro fianco. Alcuni, per?, sfruttando il grande trambusto, riuscirono a sfuggire al massacro e in preda al panico si buttarono di corsa in direzione del foro. Si udivano varie voci gridare: ?Alle armi!? o ?Il nemico ? in citt?!?. I consoli, ignorando la provenienza di quell'attacco repentino (lo avevano lanciato degli stranieri o dei Romani?), e non potendolo quindi attribuire con certezza al risentimento della plebe o a un'insurrezione di schiavi, non sapevano se convenisse o meno armare il popolo. Tentavano di sedare la rivolta, anche se coi loro sforzi la fomentavano ulteriormente: l'autorit? di cui erano investiti non era infatti sufficiente per controllare la folla in preda al panico e allo spavento. Ciononostante le armi vennero consegnate, anche se non proprio a tutti, ma in maniera tale che, nell'incertezza legata all'identificazione del nemico, si potesse contare su una guarnigione sufficientemente sicura e pronta a ogni evenienza. In preda all'ansia e all'incertezza intorno alla provenienza e alle proporzioni numeriche del nemico, questi reparti impiegarono il resto della notte ad allestire picchetti armati in tutti i punti strategici della citt?. La luce del giorno poi rivel? quale guerra fosse e chi la guidasse. Dal Campidoglio Appio Erdonio incitava gli schiavi a conquistare la libert?: si era addossato la causa di tutti i diseredati per ricondurre in patria gli esuli ingiustamente banditi e affrancare gli schiavi dal giogo opprimente della schiavit?. Certo preferiva che tutto accadesse con l'approvazione del popolo romano: se per? da quella parte non c'erano speranze, allora avrebbe chiamato in causa Volsci ed Equi, deciso a non scartare le soluzioni estreme.
 

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