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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Livio
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Ab urbe condita III, 20
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originale
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[20] Mouerat plebem oratio consulis; erecti patres restitutam credebant rem publicam. Consul alter, comes animosior quam auctor, suscepisse collegam priorem actiones tam graues facile passus, in peragendis consularis officii partem ad se uindicabat. Tum tribuni, eludentes uelut uana dicta, persequi quaerendo quonam modo exercitum educturi consules essent quos dilectum habere nemo passurus sit. 'Nobis uero' inquit Quinctius, nihil dilectu opus est, cum, quo tempore P. Valerius ad recipiundum Capitolium arma plebi dedit, omnes in uerba iurauerint conuenturos se iussu consulis nec iniussu abituros. Edicimus itaque, omnes qui in uerba iurastis crastina die armati ad lacum Regillum adsitis.' Cauillari tum tribuni et populum exsoluere religione uelle: priuatum eo tempore Quinctium fuisse cum sacramento adacti sint. Sed nondum haec quae nunc tenet saeculum neglegentia deum uenerat, nec interpretando sibi quisque ius iurandum et leges aptas faciebat, sed suos potius mores ad ea accommodabat. Igitur tribuni, ut impediendae rei nulla spes erat, de proferendo exitu agere, eo magis quod et augures iussos adesse ad Regillum lacum fama exierat, locumque inaugurari ubi auspicato cum populo agi posset, ut quidquid Romae ui tribunicia rogatum esset id comitiis ibi abrogaretur: omnes id iussuros quod consules uelint; neque enim prouocationem esse longius ab urbe mille passuum, et tribunos, si eo ueniant, in alia turba Quiritium subiectos fore consulari imperio. Terrebant haec; sed ille maximus terror animos agitabat, quod saepius Quinctius dictitabat se consulum comitia non habiturum; non ita ciuitatem aegram esse ut consuetis remediis sisti possit; dictatore opus esse rei publicae, ut, qui se mouerit ad sollicitandum statum ciuitatis, sentiat sine prouocatione dictaturam esse.
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traduzione
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20 Il discorso del console aveva impressionato la plebe. E i senatori, rinfrancati, pensavano che lo Stato fosse tornato alla stabilit? di un tempo. L'altro console, che per indole era incline pi? a collaborare con passione ad iniziative altrui che a proporne di nuove, pur accettando di buon grado che il collega lo avesse preceduto nella presentazione di misure cos? importanti, ciononostante, reclamava per s?, all'atto della loro realizzazione pratica, la sua parte di potere consolare. I tribuni allora, facendosi beffe del discorso di Quinzio come se le sue fossero state parole prive di efficacia, cominciarono ad andare in giro a chiedere in che modo i consoli avrebbero messo insieme un esercito da portare in guerra, quando a nessuno passava per la testa di permettere loro l'effettuazione di una leva. ?Non abbiamo bisogno di nessuna leva,? disse Quinzio, ?perch? quando Publio Valerio arm? la plebe per riconquistare il Campidoglio, tutti giurarono che si sarebbero presentati attenendosi agli ordini del console e che senza il suo ordine non se ne sarebbero andati. Pertanto le nostre disposizioni sono queste: voi tutti che avete prestato giuramento domani trovatevi armati al lago Regillo.? Allora i tribuni, volendo liberare il popolo dalla sacralit? dell'impegno assunto, trovarono dei cavilli; dicevano che Quinzio era un privato cittadino quando essi avevano prestato giuramento. Ma allora non si era ancora imposto quel disprezzo per gli d?i che domina invece ai giorni nostri e nessuno cercava di adattare alle proprie esigenze leggi e giuramenti, ma piuttosto si sforzava di conformare a questi ultimi il proprio comportamento. Pertanto i tribuni, siccome non c'era nessuna speranza di riuscire a ostacolare l'iniziativa, si impegnarono nel tentativo di ritardare la partenza. Correva voce che agli ?uguri fosse stato ordinato di presentarsi al lago Regillo per consacrare uno spazio dove fosse lecito convocare il popolo, dopo aver tratto i regolari auspici. Il tutto per far s? che in quel contesto potesse essere abrogato dai comizi centuriati tutto ci? che a Roma aveva ottenuto l'approvazione per la violenza dei tribuni. Tutti dichiararono che si sarebbero conformati alla volont? del console. E infatti, trovandosi a pi? di un miglio di distanza da Roma, non esisteva possibilit? d'appello e anche i tribuni, qualora si fossero presentati l?, sarebbero stati soggetti all'autorit? dei consoli come tutti gli altri Quiriti. Queste cose facevano paura. Ma quel che spaventava di pi? gli animi era che Quinzio avesse pi? volte dichiarato di non voler tenere le elezioni consolari. La citt? versava ormai in condizioni cos? gravi che non era possibile pensare di poterla curare ricorrendo ai rimedi consueti: la repubblica aveva bisogno di un dittatore, in modo che chiunque si fosse mosso per suscitare la rivolta nella citt? sapesse che la dittatura non prevedeva possibilit? d'appello.
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