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Livio
Ab urbe condita III, 24
 
originale
 
[24] Hoc bello perfecto tribunicium domi bellum patres territat. Clamant fraude fieri quod foris teneatur exercitus; frustrationem eam legis tollendae esse; se nihilo minus rem susceptam peracturos. Obtinuit tamen L. Lucretius praefectus urbis ut actiones tribuniciae in aduentum consulum differrentur. Erat et noua exorta causa motus. A. Cornelius et Q. Seruilius quaestores M. Volscio, quod falsus haud dubie testis in Caesonem exstitisset, diem dixerant. Multis enim emanabat indiciis neque fratrem Volsci ex quo semel fuerit aeger unquam non modo uisum in publico, sed ne adsurrexisse quidem ex morbo, multorumque tabe mensum mortuum; nec iis temporibus in quae testis crimen coniecisset Caesonem Romae uisum, adfirmantibus qui una meruerant secum eum tum frequentemque ad signa sine ullo commeatu fuisse. Nisi ita esset multi priuatim ferebant Volscio iudicem. Cum ad iudicium ire non auderet, omnes eae res in unum congruentes haud magis dubiam damnationem Volsci quam Caesonis Volscio teste fuerat faciebant. In mora tribuni erant, qui comitia quaestores habere de reo, nisi prius habita de lege essent, passuros negabant. Ita extracta utraque res in consulum aduentum est. Qui ubi triumphantes uictore cum exercitu urbem inierunt, quia silentium de lege erat, perculsos magna pars credebant tribunos; at illi?etenim extremum anni iam erat,?quartum adfectantes tribunatum, in comitiorum disceptationem ab lege certamen auerterant. Et cum consules nihilo minus aduersus continuationem tribunatus quam si lex minuendae suae maiestatis causa promulgata ferretur tetendissent uictoria certaminis penes tribunos fuit. Eodem anno Aequis pax est petentibus data. Census, res priore anno incohata, perficitur, idque lustrum ab origine urbis decimum conditum ferunt. Censa ciuium capita centum septendecim milia trecenta undeuiginti. Consulum magna domi bellique eo anno gloria fuit, quod et foris pacem peperere, et domi, etsi non concors, minus tamen quam alias infesta ciuitas fuit.
 
traduzione
 
24 Appena finita questa guerra, un'altra, suscitata in patria dai tribuni, semina il panico tra i patrizi. I tribuni protestavano a gran voce che era una truffa tener lontano dalla citt? l'esercito: quello era un espediente per boicottare la legge. Essi si impegnavano a portare a compimento l'iniziativa. Ciononostante, il prefetto della citt? Lucio Lucrezio ottenne che i tribuni procrastinassero ogni loro mossa fino all'arrivo dei consoli. Era sorta una nuova ragione di discordia: i questori Aulo Cornelio e Quinto Servilio avevano citato in giudizio Marco Volscio, accusandolo di testimonianza indubbiamente falsa nel processo a carico di Cesone. Era emerso da numerose prove che il fratello di Volscio, da quando si era ammalato, non soltanto non era mai stato visto in giro, ma non si era mai ristabilito e si era spento consumato da un male durato molti mesi; e che nei giorni in cui il testimone aveva collocato il delitto, Cesone non era stato visto a Roma (come affermavano i suoi commilitoni, i quali sostenevano che in quel periodo egli era sempre stato con loro al fronte, senza mai beneficiare di licenze). Per provare la veridicit? di queste affermazioni, molti erano disposti a proporre a Volscio un arbitro privato. Ma siccome egli non osava comparire in giudizio, tutti questi elementi insieme congiurarono contro di lui, rendendo la condanna di Volscio non meno dubbia di quanto lo era stata quella di Cesone dopo la testimonianza di Volscio. I tribuni prendevano tempo e dicevano che non avrebbero permesso ai questori di tenere comizi sull'accusato se prima non si tenevano quelli sulla legge. Cos? entrambe le questioni vennero rinviate fino all'arrivo dei consoli. Quando questi entrarono in citt? con l'esercito vincitore, siccome non si parlava affatto della legge, molta gente pens? che i tribuni si fossero dati per vinti. Ma i tribuni, visto che l'anno era ormai agli sgoccioli, puntando a essere riconfermati nella carica per la quarta volta, avevano concentrato tutti i loro sforzi sui comizi elettorali, e nonostante l'accesa opposizione dei consoli - i quali si accanivano contro la riconferma dei tribuni con non meno livore di quanto ne avrebbero dimostrato se si fosse trattato di una legge volta a diminuire la loro autorit? -, nello scontro ebbero la meglio i tribuni. In quello stesso anno gli Equi chiesero e ottennero la pace. Venne portato a termine il censimento iniziato l'anno precedente. Pare che quello fosse il decimo sacrificio lustrale compiuto dalla fondazione di Roma. I cittadini censiti risultarono essere 117.319. Per i consoli fu un anno di grande gloria tanto in politica interna che in ?mbito militare: infatti, durante il loro mandato, non soltanto si arriv? ad ottenere la pace coi popoli confinanti, ma anche in citt?, pur non arrivando a una perfetta armonia tra le parti, ci furono meno tensioni del solito tra le classi.
 

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