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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita III, 43
 
originale
 
[43] Ad clades ab hostibus acceptas duo nefanda facinora decemuiri belli domique adiciunt. L. Siccium in Sabinis, per inuidiam decemuiralem tribunorum creandorum secessionisque mentiones ad uolgus militum sermonibus occultis serentem, prospeculatum ad locum castris capiendum mittunt. Datur negotium militibus quos miserant expeditionis eius comites, ut eum opportuno adorti loco interficerent. Haud inultum interfecere; nam circa repugnantem aliquot insidiatores cecidere, cum ipse se praeualidus, pari uiribus animo, circumuentus tutaretur. Nuntiant in castra ceteri praecipitatum in insidias esse; Siccium egregie pugnantem militesque quosdam cum eo amissos. Primo fides nuntiantibus fuit; profecta deinde cohors ad sepeliendos qui ceciderant decemuirorum permissu, postquam nullum spoliatum ibi corpus Sicciumque in medio iacentem armatum omnibus in eum uersis corporibus uidere, hostium neque corpus ullum nec uestigia abeuntium, profecto ab suis interfectum memorantes rettulere corpus. Inuidiaeque plena castra erant, et Romam ferri protinus Siccium placebat, ni decemuiri funus militare ei publica impensa facere maturassent. Sepultus ingenti militum maestitia, pessima decemuirorum in uolgus fama est.
 
traduzione
 
43 Ai disastri dovuti al nemico, i decemviri aggiunsero anche due orrendi crimini, sul campo di battaglia e in patria. Nelle truppe opposte ai Sabini militava Lucio Siccio. Questi, facendo leva sul risentimento nei confronti dei decemviri, si sarebbe messo a solleticare la massa dei soldati arringandoli in segreto con discorsi sulla necessit? di eleggere dei tribuni e di ripetere la secessione. Per questo i comandanti lo mandarono a cercare un luogo adatto all'accampamento, dando disposizione agli uomini scelti per accompagnarlo nella spedizione di eliminarlo non appena si fossero trovati in una zona adatta. Ma Siccio non mor? senza vendicarsi. Infatti, mentre cercava di difendersi battendosi come poteva, sul campo rimasero accanto al suo i cadaveri di alcuni dei sicari, perch?, pur essendo stato circondato, era fortissimo e lottava con un coraggio pari alla gagliardia fisica. Gli scampati, al ritorno nell'accampamento, riferirono di esser caduti in un'imboscata, sottolineando che Siccio era morto combattendo valorosamente e che con lui erano caduti anche altri. Sulle prime si credette a questa versione dei fatti. Quando in s?guito, col permesso dei decemviri, gli uomini di una coorte vennero inviati sul luogo dell'imboscata per seppellire i cadaveri, notando che i corpi non presentavano tracce di spoliazione e che quello di Siccio giaceva armato nel mezzo con tutti gli altri disposti intorno e rivolti verso il suo, e vedendo che non c'erano cadaveri di nemici n? tracce della loro ritirata, ne riportarono indietro la salma, affermando con assoluta certezza che era stato ucciso dai suoi stessi compagni. L'indignazione pervase l'accampamento: e anche se tutti erano dell'avviso che il corpo di Siccio dovesse essere immediatamente portato a Roma, i decemviri si affrettarono a far celebrare un funerale militare a spese dello Stato. Siccio venne sepolto nel cordoglio generale, e la fama dei decemviri peggior? agli occhi di tutti.
 

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