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Livio
Ab urbe condita III, 54
 
originale
 
[54] Facerent ut uellent permittentibus cunctis, mox redituros se legati rebus perfectis adfirmant. Profecti cum mandata plebis patribus exposuissent, alii decemuiri, quando quidem praeter spem ipsorum supplicii sui nulla mentio fieret, haud quicquam abnuere: Appius truci ingenio et inuidia praecipua odium in se aliorum suo in eos metiens odio, 'haud ignaro' inquit, 'imminet fortuna. Video donec arma aduersariis tradantur diferri aduersus nos certamen. Dandus inuidiae est sanguis. Nihil ne ego quidem moror quo minus decemuiratu abeam.' Factum senatus consultum ut decemuiri se primo quoque tempore magistratu abdicarent, Q. Furius pontifex maximus tribunos plebis crearet; et ne cui fraudi esset secessio militum plebisque. His senatus consultis perfectis dimisso senatu, decemuiri prodeunt in contionem abdicantque se magistratu, ingenti hominum laetitia. Nuntiantur haec plebi. Legatos quidquid in urbe hominum supererat prosequitur. Huic multitudini laeta alia turba ex castris occurrit. Congratulantur libertatem concordiamque ciuitati restitutam. Legati pro contione: 'Quod bonum faustum felixque sit uobis reique publicae, redite in patriam ad penates coniuges liberosque uestros; sed qua hic modestia fuistis, ubi nullius ager in tot rerum usu necessario tantae multitudini est uiolatus, eam modestiam ferte in urbem. In Auentinum ite, unde profecti estis; ibi felici loco, ubi prima initia incohastis libertatis uestrae, tribunos plebi creabitis. Praesto erit pontifex maximus qui comitia habeat.' Ingens adsensus alacritasque cuncta adprobantium fuit. Conuellunt inde signa profectique Romam certant cum obuiis gaudio. Armati per urbem silentio in Auentinum perueniunt. Ibi extemplo pontifice maximo comitia habente tribunos plebis creauerunt, omnium primum L. Verginium, inde L. Icilium et P. Numitorium, auunculum Verginiae, auctores secessionis, tum C. Sicinium, progeniem eius quem primum tribunum plebis creatum in Sacro monte proditum memoriae est, et M. Duillium, qui tribunatum insignem ante decemuiros creatos gesserat nec in decemuiralibus certaminibus plebi defuerat. Spe deinde magis quam meritis electi M. Titinius M. Pomponius C. Apronius P. Villius C. Oppius. Tribunatu inito L. Icilius extemplo plebem rogauit et plebs sciuit ne cui fraudi esset secessio ab decemuiris facta. Confestim de consulibus creandis cum prouocatione M. Duillius rogationem pertulit. Ea omnia in pratis Flaminiis concilio plebis acta, quem nunc circum Flaminium appellant.
 
traduzione
 
54 Siccome venne loro concesso di agire come ritenevano pi? opportuno, i legati dichiararono che sarebbero ritornati dopo aver concluso l'accordo. Quindi partirono ed esposero ai senatori le richieste della plebe. Gli altri decemviri, quando si resero conto che, al di l? di ogni speranza, non si accennava minimamente a punizioni nei loro confronti, non fecero alcuna obiezione; ma Appio, che era violento di natura e sapeva di essere particolarmente impopolare, misurando l'odio degli altri verso di lui dall'odio che egli nutriva nei loro riguardi, disse: ?Non sono certo ignaro della sorte che mi attende. Mi rendo per? conto che l'attacco contro di noi sar? ritardato fino al momento in cui le armi verranno consegnate ai nostri avversari. L'odio vuole il suo sangue. Tuttavia non esiter? neppure io a rinunciare al decemvirato.? Il senato approv? quindi un decreto in base al quale i decemviri avrebbero dovuto dimettersi al pi? presto, al pontefice massimo Quinto Furio sarebbe toccato il c?mpito di nominare i tribuni della plebe e nessuno avrebbe dovuto subire delle conseguenze a s?guito della secessione delle truppe e della plebe. Approvati questi decreti e sciolta la seduta, i decemviri si presentano di fronte all'assemblea popolare e rinunciano alla propria magistratura fra il tripudio generale. La notizia ? riferita alla plebe. Tutti quelli che erano rimasti in citt? accompagnano gli inviati. A questa folla and? incontro un'altra folla festante che veniva dall'accampamento. Si congratularono reciprocamente per il ritorno del paese alla libert? e alla concordia. Gli inviati di fronte all'assemblea dissero: ?Perch? il bene, la buona sorte e la felicit? possano di nuovo essere con voi e la repubblica, tornate in patria, alle vostre case, dalle mogli e dai figli! Ma visto che vi siete comportati con moderazione qui, dove nessuna propriet? ? stata violata nonostante che molte fossero le cose necessarie a un cos? elevato numero di persone, ebbene, portate la stessa moderazione in citt?. Tornate sull'Aventino da dove siete venuti. In quel fausto luogo, da dove avete mosso i primi passi verso la libert?, potrete nominare dei tribuni della plebe. Per tenere i comizi avrete a disposizione il pontefice massimo.? Grande fu il consenso, unanime l'entusiasmo. Levano le insegne e partono alla volta di Roma, facendo a gara in manifestazioni di allegria con la gente che incontrano. Armati attraversano la citt? e in silenzio raggiungono l'Aventino. Qui, durante i comizi s?bito tenuti dal pontefice massimo, elessero i tribuni. Il primo degli eletti fu Lucio Verginio, al quale fecero poi s?guito Lucio Icilio e Publio Numitorio, zio materno di Verginia, cio? i due artefici della secessione. Quindi Gaio Sicinio, discendente di quel Sicinio che, stando alla tradizione, sarebbe stato il primo a essere eletto tribuno della plebe sul monte Sacro, e Marco Duillio, figura di spicco come tribuno prima dell'avvento dei decemviri e che non aveva mai abbandonato la plebe negli scontri coi decemviri stessi. Infine, non per i meriti ma per quello che si sperava da loro, vennero eletti Marco Titinio, Marco Pomponio, Gaio Apronio, Appio Villio e Gaio Oppio. Entrato in carica, Icilio propose e fece approvare alla plebe che a nessuno fosse imputata come colpa la secessione contro i decemviri. S?bito dopo Marco Duillio present? una proposta di legge che prevedeva l'elezione di consoli il cui potere fosse limitato dal diritto d'appello. Tutto questo venne portato a termine dall'assemblea della plebe tenutasi nei prati Flamini, prati che oggi si chiamano Circo Flaminio.
 

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