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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita III, 66
 
originale
 
[66] T. Quinctius Capitolinus quartum et Agrippa Furius consules inde facti nec seditionem domi nec foris bellum acceperunt; sed imminebat utrumque. Iam non ultra discordia ciuium reprimi poterat, et tribunis et plebe incitata in patres, cum dies alicui nobilium dicta nouis semper certaminibus contiones turbaret. Ad quarum primum strepitum, uelut signo accepto, arma cepere Aequi ac Volsci, simul quod persuaserant iis duces, cupidi praedarum, biennio ante dilectum indictum haberi non potuisse, abnuente iam plebe imperium: eo aduersus se non esse missos exercitus. Dissolui licentia militandi morem, nec pro communi iam patria Romam esse. Quicquid irarum simultatiumque cum externis fuerit in ipsos uerti. Occaecatos lupos intestina rabie opprimendi occasionem esse. Coniunctis exercitibus Latinum primum agrum perpopulati sunt; deinde postquam ibi nemo uindex occurrebat, tum uero exsultantibus belli auctoribus ad moenia ipsa Romae populabundi regione portae Esquilinae accessere, uastationem agrorum per contumeliam urbi ostentantes. Vnde postquam inulti, praedam prae se agentes, retro ad Corbionem agmine iere, Quinctius consul ad contionem populum uocauit.
 
traduzione
 
66 Vennero poi eletti consoli Tito Quinzio Capitolino, per la quarta volta, e Agrippa Furio. A costoro non toccarono n? disordini interni n? conflitti all'esterno, bench? sia gli uni, sia gli altri incombessero. Infatti non era pi? possibile contenere la discordia civile, visto il risentimento nutrito da plebe e tribuni nei confronti degli aristocratici, e in considerazione del fatto che i processi a carico di questo o di quell'altro nobile provocavano sempre nuovi disordini che turbavano le assemblee. Non appena si verificarono i primi contrasti, come se fossero stati un segnale, Volsci ed Equi presero le armi; i loro comandanti, avidi di bottino, li avevano persuasi che a Roma nel biennio precedente non era stato possibile indire la leva perch? la plebe rifiutava ormai ogni tipo di disciplina: per quel motivo non era stato inviato alcun esercito contro di loro. La dissolutezza aveva ormai sbriciolato ogni tradizione militare, e Roma non era pi? la patria comune. Tutta la rabbia e il rancore che un tempo avevano nei riguardi degli stranieri, ora li riversavano su se stessi. Quella era l'occasione per sterminare quei lupi accecati da una rabbia che li spingeva l'uno contro l'altro. Cos?, dopo aver unito i propri eserciti, Volsci ed Equi cominciarono col devastare le campagne latine. Poi, quando videro che nessuno accorreva in aiuto di quelle popolazioni, fra l'esultanza di quanti avevano fomentato la guerra, di razzia in razzia, arrivarono fin sotto le mura di Roma in direzione della porta Esquilina, e qui cominciarono a sbeffeggiare gli abitanti indicando loro le campagne devastate. Dopo che si furono ritirati impuniti procedendo a passo di marcia in direzione di Corbione e con il bottino bene in vista alla testa dello schieramento, il console Quinzio convoc? l'assemblea del popolo.
 

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