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Progetto
Ovidio - database
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Livio
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Ab urbe condita III, 72
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originale
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[72] Consules cum Scaptium non silentio modo, sed cum adsensu etiam audiri animaduertissent, deos hominesque testantes flagitium ingens fieri, patrum primores arcessunt. Cum iis circumire tribus, orare ne pessimum facinus peiore exemplo admitterent iudices in suam rem litem uertendo, cum praesertim etiamsi fas sit curam emolumenti sui iudici esse, nequaquam tantum agro intercipiendo adquiratur, quantum amittatur alienandis iniuria sociorum animis. Nam famae quidem ac fidei damna maiora esse quam quae aestimari possent: hoc legatos referre domum, hoc uolgari, hoc socios audire, hoc hostes, quo cum dolore hos, quo cum gaudio illos? Scaptione hoc, contionali seni, adsignaturos putarent finitimos populos? Clarum hac fore imagine Scaptium; sed populum Romanum quadruplatoris et interceptoris litis alienae personam laturum. Quem enim hoc priuatae rei iudicem fecisse ut sibi controuersiosam adiudicaret rem? Scaptium ipsum id quidem, etsi praemortui iam sit pudoris, non facturum. Haec consules, haec patres uociferantur; sed plus cupiditas et auctor cupiditatis Scaptius ualet. Vocatae tribus iudicauerunt agrum publicum populi Romani esse. Nec abnuitur ita fuisse, si ad iudices alios itum foret; nunc haud sane quicquam bono causae leuatur dedecus iudicii; idque non Aricinis Ardeatibusque quam patribus Romanis foedius atque acerbius uisum. Reliquum anni quietum ab urbanis motibus et ab externis mansit.
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traduzione
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72 Quando i consoli si accorsero che Scapzio non solo era ascoltato in silenzio, ma anche otteneva consenso, chiamando a testimoni gli d?i e gli uomini che si stava per commettere un'enorme ingiustizia, fecero venire i senatori pi? autorevoli. E andando con loro in giro tra le trib?, pregavano che, come giudici, non si macchiassero di una simile infamia e non dessero un esempio ancora peggiore risolvendo quella causa a loro vantaggio. Ammesso che fosse lecito a un giudice badare al proprio interesse, appropriandosi della terra contesa essi non venivano a guadagnare pi? di quanto in realt? perdevano, dato che si sarebbero alienati con un sopruso le simpatie degli alleati: la loro reputazione e la loro affidabilit? avrebbero subito danni ben maggiori del prevedibile. Il fatto lo avrebbero riferito in patria gli inviati, si sarebbe divulgato, avrebbe raggiunto le orecchie di alleati e nemici, con dolore per i primi e gioia per i secondi. Credevano forse che i popoli confinanti ne avrebbero ritenuto responsabile Scapzio, un vecchio ciarlatano assembleare? Certo per questo aspetto Scapzio sarebbe diventato famoso, ma il popolo romano avrebbe fatto la figura del delatore per interesse e del rapinatore. E infatti quale giudice, nell'?mbito di una causa privata, era mai arrivato ad aggiudicare a se stesso l'oggetto della controversia? Neppure Scapzio in persona, pur avendo ormai superato ogni limite di decenza, sarebbe stato capace di tanto.
Queste erano le cose che senatori e consoli si sgolavano a dire, ma l'avidit? e Scapzio, che tale avidit? aveva scatenato, ebbero la meglio. Le trib? chiamate al voto decisero che la fascia di terra era pubblica propriet? del popolo romano. Non si esclude che l'esito sarebbe stato il medesimo se altri fossero stati i giudici. Ma nel presente caso, la bont? della causa non attenu? per nulla l'infamia della sentenza, che non sembr? meno vergognosa e amara agli Aricini e agli Ardeati di quanto non lo fosse stata ai senatori romani. Il resto dell'anno trascorse quieto, senza disordini in citt? e all'esterno.
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