LETTERATURA torna alla homepage
PRECICERONIANA CICERONIANA AUGUSTEA IMPERIALE RISORSE
     
Ovidio


  Cerca







Progetto Ovidio - database

 

 


 torna alla pagina precedente
 passim precedente

autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita IV, 21
 
originale
 
[21] M. Cornelio Maluginense L. Papirio Crasso consulibus exercitus in agrum Veientem ac Faliscum ducti. Praedae abactae hominum pecorumque; hostis in agris nusquam inuentus neque pugnandi copia facta; urbes tamen non oppugnatae quia pestilentia populum invasit. Et seditiones domi quaesitae sunt, nec motae tamen, ab Sp. Maelio tribuno plebis, qui favore nominis moturum se aliquid ratus et Minucio diem dixerat et rogationem de publicandis bonis Seruili Ahalae tulerat, falsis criminibus a Minucio circumventum Maelium arguens, Seruilio caedem civis indemnati obiciens; quae vaniora ad populum ipso auctore fuere. Ceterum magis vis morbi ingrauescens curae erat terroresque ac prodigia, maxime quod crebris motibus terrae ruere in agris nuntiabantur tecta. Obsecratio itaque a populo duumviris praeeuntibus est facta. Pestilentior inde annus C. Iulio iterum et L. Verginio consulibus tantum metus et uastitatis in urbe agrisque fecit, ut non modo praedandi causa quisquam ex agro Romano exiret belliue inferendi memoria patribus aut plebi esset, sed ultro Fidenates, qui se primo aut montibus aut muris tenuerant, populabundi descenderent in agrum Romanum. Deinde Veientium exercitu accito?nam Falisci perpelli ad instaurandum bellum neque clade Romanorum neque sociorum precibus potuere?duo populi transiere Anienem atque haud procul Collina porta signa habuere. Trepidatum itaque non in agris magis quam in urbe est. Iulius consul in aggere murisque explicat copias, a verginio senatus in aede Quirini consulitur. Dictatorem dici Q. Seruilium placet, cui Prisco alii, alii Structo fuisse cognomen tradunt. Verginius dum collegam consuleret moratus, permittente eo nocte dictatorem dixit; is sibi magistrum equitum Postumum Aebutium Heluam dicit.
 
traduzione
 
21 Durante il consolato di Marco Cornelio Maluginense e Lucio Papirio Crasso, gli eserciti romani furono condotti nelle campagne dei Veienti e dei Falisci, riportandone un consistente bottino di uomini e di bestiame. In quelle zone non riuscirono mai a imbattersi nei nemici e non ci furono occasioni di venire alle armi. Tuttavia i centri abitati non vennero assediati perch? una pestilenza si abbatt? sulla popolazione. E poi a Roma erano scoppiati dei disordini, privi per? di conseguenze: il tribuno della plebe Spurio Melio, il quale, per la popolarit? del suo nome, pensava di poter suscitare sommosse, aveva citato in giudizio Minucio e proposto la confisca dei beni di Servilio Aala, sostenendo che Melio era stato vittima delle false accuse di Minucio e incolpando Servilio dell'uccisione di un cittadino non ancora condannato. Queste accuse ebbero presso il popolo minor credito dell'uomo che le lanciava. Erano motivo di ben pi? grande preoccupazione il progressivo aggravarsi dell'epidemia, e alcuni inquietanti prodigi, soprattutto perch? circolava notizia di case crollate nelle campagne per continue scosse di terremoto. Per queste ragioni il popolo rivolse una supplica agli d?i secondo la formula suggerita dai duumviri. L'anno successivo, sotto il consolato di Gaio Giulio, al suo secondo mandato, e di Lucio Verginio, la pestilenza si aggrav?; tanto fu il terrore dello spopolamento da essa creato a Roma e nelle campagne che nessuno usciva al di fuori del territorio romano per compiere razzie; n? patrizi n? plebei pensavano a muovere guerre; inoltre, come se non bastasse, i Fidenati, rimasti fino a quel momento o sulle montagne o all'interno delle loro citt? fortificate, scesero a saccheggiare il territorio romano. Dopo aver fatto venire un esercito da Veio - i Falisci non si lasciarono convincere a riprendere le ostilit? n? dalle calamit? dei Romani, n? dalle pressioni degli alleati -, i due popoli attraversarono l'Aniene, avanzando fin quasi sotto la porta Collina. In citt? non meno che nelle campagne fu s?bito il panico. Mentre il console Giulio dispone i suoi uomini sulla cinta muraria e sul terrapieno, Verginio consulta il senato nel tempio di Quirino. Si decide di nominare dittatore Quinto Servilio, che alcuni sostengono fosse soprannominato Prisco e altri Strutto. Verginio prese tempo per consultarsi col collega, e, ottenutone il consenso, ratific? nella notte la nomina del dittatore. Questi nomin? maestro della cavalleria Postumio Ebuzio Elva.
 

aggiungi questa pagina ai preferiti aggiungi ai preferiti imposta progettovidio come pagina iniziale imposta come pagina iniziale  torna su

tutto il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti, ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski

  HOMEPAGE

  SEGNALA IL SITO

  FAQ 

ideatore, responsabile e content editor NUNZIO CASTALDI (bukowski)
powered by www.weben.it

Licenza Creative Commons
i contenuti di questo sito sono coperti da Licenza Creative Commons