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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita IV, 42
 
originale
 
[42] Plebs tribunos plebi absentes Sex. Tempanium M. Asellium Ti. Antistium Ti. Spurillium fecit, quos et pro centurionibus sibi praefecerant Tempanio auctore equites. Senatus cum odio Semproni consulare nomen offenderet, tribunos militum consulari potestate creari iussit. Creati sunt L. Manlius Capitolinus Q. Antonius Merenda L. Papirius Mugillanus. Principio statim anni L. Hortensius tribunus plebis C. Sempronio, consuli anni prioris, diem dixit. Quem cum quattuor collegae inspectante populo Romano orarent ne imperatorem suum innoxium, in quo nihil praeter fortunam reprehendi posset, vexaret, aegre Hortensius pati, temptationem eam credens esse perseuerantiae suae, nec precibus tribunorum, quae in speciem modo iactentur, sed auxilio confidere reum. Itaque modo ad eum conuersus, ubi illi patricii spiritus, ubi subnixus et fidens innocentiae animus esset quaerebat; sub tribunicia umbra consularem virum delituisse; modo ad collegas: "Vos autem, si reum perago, quid acturi estis? an erepturi ius populo et euersuri tribuniciam potestatem?" Cum illi et de Sempronio et de omnibus summam populi Romani potestatem esse dicerent, nec se iudicium populi tollere aut velle aut posse, sed si preces suae pro imperatore, qui sibi parentis esset loco, non valuissent, se vestem cum eo mutaturos, tum Hortensius "Non videbit" inquit, "plebs Romana sordidatos tribunos suos. C. Sempronium nihil moror, quando hoc est in imperio consecutus ut tam carus esset militibus". Nec pietas quattuor tribunorum quam Hortensi tam placabile ad iustas preces ingenium pariter plebi patribusque gratius fuit. Non diutius fortuna Aequis indulsit, qui ambiguam victoriam Volscorum pro sua amplexi fuerant.
 
traduzione
 
42 Il popolo elesse tribuni della plebe, nonostante fossero assenti, Sesto Tempanio, Marco Asellio, Tiberio Antistio e Spurio Pullio, che i cavalieri, su proposta di Tempanio, avevano scelto come centurioni. Il senato, rendendosi conto che il risentimento nei confronti di Sempronio aveva reso detestabile il nome di console, decret? che si eleggessero dei tribuni militari con potere consolare. Furono nominati Lucio Manlio Capitolino, Quinto Antonio Merenda e Lucio Papirio Mugillano. All'inizio dell'anno, il tribuno della plebe Lucio Ortensio cit? in giudizio Gaio Sempronio, che era stato console l'anno prima. Quattro colleghi lo implorarono di fronte a tutto il popolo romano di non infierire sul loro incolpevole comandante, al quale non si poteva imputare nulla eccetto la cattiva sorte; Ortensio si irrit?, pensando che volessero mettere alla prova la sua fermezza e che l'imputato confidasse non tanto nelle suppliche dei tribuni, ostentate soltanto per salvare le apparenze, quanto piuttosto nel loro appoggio legale. E cos?, rivolgendosi a Sempronio, gli chiedeva dove fosse il famoso orgoglio dei patrizi e dove l'animo sicuro e convinto della propria innocenza: un ex-console si rifugiava sotto la protezione dei tribuni! E rivolgendosi ai colleghi: ?Quanto a voi, che cosa intendete fare se io proseguo nell'accusa fino alla condanna? Volete privare il popolo dei suoi diritti o distruggere il potere dei tribuni?? Ma essi ribatterono che il giudizio su Sempronio e su chiunque altro spettava all'autorit? assoluta del popolo romano, e che essi non volevano e non potevano sopprimere il giudizio del popolo. Ma, se le preghiere in favore del comandante, che per loro era come un padre, non fossero servite, avrebbero indossato con lui la veste da supplici. Allora Ortensio disse: ?La plebe romana non vedr? i suoi tribuni in gramaglie. Ritiro la mia accusa contro Gaio Sempronio, visto che mentre comandava ? riuscito a farsi amare cos? tanto dai suoi soldati.? La compassione dei quattro tribuni non fu per la plebe e per i senatori meno gradita dell'arrendevolezza di Ortensio di fronte a giuste richieste. La buona sorte cess? di arridere agli Equi, che avevano salutato come propria la dubbia vittoria conseguita dai Volsci.
 

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