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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita IV, 45
 
originale
 
[45] Annus, felicitate populi Romani, periculo potius ingenti quam clade insignis. Seruitia urbem ut incenderent distantibus locis coniurarunt, populoque ad opem passim ferendam tectis intento ut arcem Capitoliumque armati occuparent. Auertit nefanda consilia Iuppiter, indicioque duorum comprehensi sontes poenas dederunt. Indicibus dena milia grauis aeris, quae tum divitiae habebantur, ex aerario numerata et libertas praemium fuit. Bellum inde ab Aequis reparari coeptum; et novos hostes Labicanos consilia cum veteribus iungere, haud incertis auctoribus Romam est allatum. Aequorum iam velut anniuersariis armis adsueuerat civitas; Labicos legati missi cum responsa inde rettulissent dubia, quibus nec tum bellum parari nec diuturnam pacem fore appareret, Tusculanis negotium datum adverterent animos ne quid novi tumultus Labicis oreretur. Ad insequentis anni tribunos militum consulari potestate, inito magistratu, legati ab Tusculo venerunt, L. Sergium Fidenatem M. Papirium Mugillanum C. Seruilium Prisci filium, quo dictatore Fidenae captae fuerant. Nuntiabant legati Labicanos arma cepisse et cum Aequorum exercitu depopulatos agrum Tusculanum castra in Algido posuisse. Tum Labicanis bellum indictum; factoque senatus consulto ut duo ex tribunis ad bellum proficiscerentur, unus res Romae curaret, certamen subito inter tribunos exortum; se quisque belli ducem potiorem ferre, curam urbis ut ingratam ignobilemque aspernari. Cum parum decorum inter collegas certamen mirabundi patres conspicerent, Q. Seruilius "quando nec ordinis huius ulla" inquit, "nec rei publicae est verecundia, patria maiestas altercationem istam dirimet. Filius meus extra sortem urbi praeerit. Bellum utinam, qui adpetunt, consideratius concordiusque quam cupiunt gerant".
 
traduzione
 
45 Grazie alla fortuna del popolo romano, fu quello un anno memorabile pi? per il grande pericolo corso che per il danno subito. Gli schiavi congiurarono di appiccare fuoco alla citt? in punti tra loro distanti, e di occupare in armi la cittadella e il Campidoglio mentre la gente era intenta qua e l? a portar soccorso alle case. Ma Giove svent? questi piani scellerati e, grazie alla delazione di due partecipanti alla congiura, i colpevoli vennero arrestati e puniti. I delatori furono ricompensati con 10.000 assi pesanti pagati dall'erario - una somma allora considerata una vera fortuna - e con la concessione della libert?. Gli Equi ricominciarono a fare preparativi di guerra e da fonti degne di fede arriv? a Roma la notizia che nuovi nemici, i Labicani, si erano alleati con quelli di un tempo. All'ostilit? degli Equi la citt? era ormai abituata come a un anniversario. Ma, siccome la delegazione inviata a Labico era tornata con risposte ambigue, dalle quali si intuiva che non preparavano ancora la guerra, ma che la pace non sarebbe durata a lungo, i Romani affidarono ai Tuscolani il c?mpito di controllare che a Labico non sorgessero nuove minacce di guerra. I tribuni militari con potere consolare per l'anno successivo, Lucio Sergio Fidenate, Marco Papirio Mugilano e Gaio Servilio, figlio di Prisco, il dittatore che aveva conquistato Fidene, s?bito dopo essere entrati in carica, ricevettero la visita di ambasciatori da Tuscolo. Riferivano che i Labicani avevano impugnato le armi e si erano accampati sull'Algido, dopo aver devastato la campagna di Tuscolo insieme a contingenti di Equi. Fu allora dichiarata guerra ai Labicani. Avendo il senato decretato che due tribuni partissero per la guerra e che uno rimanesse invece a capo della citt?, s?bito scoppi? un litigio fra i tribuni perch? ciascuno vantava la propria superiorit? in campo militare e disprezzava il governo della citt?, considerandolo un compito sgradito e inglorioso. Mentre i senatori assistevano sbalorditi a quell'alterco non certo decoroso tra colleghi, Quinto Servilio esclam?: ?Visto che non avete alcun rispetto n? per questo consesso n? per la repubblica, dirimer? questa contesa l'autorit? paterna: mio figlio governer? la citt? senza che si debba ricorrere all'estrazione a sorte. Spero soltanto che chi aspira al comando in guerra sappia usare maggiore ragionevolezza e concordia nel reggerlo che nel desiderarlo.?
 

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