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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita IV, 50
 
originale
 
[50] Perlata haec vox Postumi ad milites multo in castris maiorem indignationem movit: praedaene interceptorem fraudatoremque etiam malum minari militibus? Itaque cum fremitus aperte esset, et quaestor P. Sestius eadem violentia coerceri putaret seditionem posse qua mota erat, misso ad vociferantem quendam militem lictore cum inde clamor et iurgium oreretur, saxo ictus turba excedit, insuper increpante qui volnerauerat habere quaestorem quod imperator esset militibus minatus. Ad hunc tumultum accitus Postumius asperiora omnia fecit acerbis quaestionibus, crudelibus suppliciis. Postremo cum modum irae nullum faceret, ad vociferationem eorum quos necari sub crate iusserat concursu facto, ipse ad interpellantes poenam vecors de tribunali decurrit. Ibi cum submoventes passim lictores centurionesque vexarent turbam, eo indignatio erupit ut tribunus militum ab exercitu suo lapidibus cooperiretur. Quod tam atrox facinus postquam est Romam nuntiatum, tribunis militum de morte collegae per senatum quaestiones decernentibus tribuni plebis intercedebant. Sed ea contentio ex certamine alio pendebat quod cura incesserat patres ne metu quaestionum plebs iraque tribunos militum ex plebe crearet, tendebantque summa ope ut consules crearentur. Cum senatus consultum fieri tribuni plebis non paterentur, iidem intercederent consularibus comitiis, res ad interregnum rediit. Victoria deinde penes patres fuit.
 
traduzione
 
50 Quando la frase di Postumio arriv? alle orecchie dei soldati, suscit? nell'accampamento un'indignazione ancora pi? grande: l'uomo che era ricorso alla frode per togliere il bottino alle sue truppe, ora minacciava anche di punirle? Poich? si mormorava apertamente, il questore Publio Sestio, pensando che quella sedizione potesse essere repressa con la stessa violenza con la quale era scoppiata, invi? un littore ad arrestare un soldato che sbraitava. Allora si sentirono urla e ingiurie; il questore, colpito da un sasso, dovette allontanarsi dalla mischia, mentre l'uomo che lo aveva colpito gridava che al questore era toccata la punizione che il comandante aveva minacciato di infliggere ai soldati. Richiamato da questo tumulto, Postumio aggrav? la situazione con duri interrogatori e crudeli punizioni. Quando le urla di quelli che erano stati condannati a morte con il graticcio richiamarono una gran folla, egli, non riuscendo a frenare la collera, corse gi? come un forsennato dai banchi del tribunale verso coloro che protestavano contro la pena. Non appena littori e centurioni si buttarono sulla folla cercando di disperderla, la rabbia proruppe a tal punto che il tribuno militare venne lapidato dalle sue truppe. Quando a Roma arriv? la notizia di questo terribile episodio, i tribuni militari proposero di aprire un'inchiesta senatoriale sulla morte del collega, ma i tribuni della plebe si opposero. Lo scontro per? aveva un'altra origine: i patrizi, temendo che la plebe, spaventata dall'inchiesta e accecata dalla rabbia, volesse nominare tribuni militari appartenenti alla propria classe, facevano il possibile perch? venissero eletti i consoli. Dato che i tribuni della plebe non permettevano al senato di emanare il decreto sull'inchiesta e opponevano il proprio veto ai comizi per le elezioni consolari, si torn? all'interregno. Ma alla fine la vittoria fu dei patrizi.
 

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