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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita V, 46
 
originale
 
[46] Romae interim plerumque obsidio segnis et utrimque silentium esse, ad id tantum intentis Gallis ne quis hostium euadere inter stationes posset, cum repente iuuenis Romanus admiratione in se ciues hostesque conuertit. Sacrificium erat statum in Quirinali colle genti Fabiae. Ad id faciendum C. Fabius Dorsuo Gabino [cinctus in] cinctus sacra manibus gerens cum de Capitolio descendisset, per medias hostium stationes egressus nihil ad uocem cuiusquam terroremue motus in Quirinalem collem peruenit; ibique omnibus sollemniter peractis, eadem reuertens similiter constanti uoltu graduque, satis sperans propitios esse deos quorum cultum ne mortis quidem metu prohibitus deseruisset, in Capitolium ad suos rediit, seu attonitis Gallis miraculo auda ciae seu religione etiam motis cuius haudquaquam neglegens gens est. Veiis interim non animi tantum in dies sed etiam uires crescebant. Nec Romanis solum eo conuenientibus ex agris qui aut proelio aduerso aut clade captae urbis palati fuerant, sed etiam ex Latio uoluntariis confluentibus ut in parte praedae essent, maturum iam uidebatur repeti patriam eripique ex hostium manibus; sed corpori ualido caput deerat. Locus ipse admonebat Camilli, et magna pars militum erat qui ductu auspicioque eius res prospere gesserant; et Caedicius negare se commissurum cur sibi aut deorum aut hominum quisquam imperium finiret potius quam ipse memor ordinis sui posceret imperatorem. Consensu omnium placuit ab Ardea Camillum acciri, sed antea consulto senatu qui Romae esset: adeo regebat omnia pudor discriminaque rerum prope perditis rebus seruabant. Ingenti periculo transeundum per hostium custodias erat. Ad eam rem Pontius Cominus impiger iuuenis operam pollicitus, incubans cortici secundo Tiberi ad urbem defertur. Inde qua proximum fuit a ripa, per praeruptum eoque neglectum hostium custodiae saxum in Capitolium euadit, et ad magistratus ductus mandata exercitus edit. Accepto inde senatus consulto uti comitiis curiatis reuocatus de exsilio iussu populi Camillus dictator extemplo diceretur militesque haberent imperatorem quem uellent, eadem degressus nuntius Veios contendit; missique Ardeam legati ad Camillum Veios eum perduxere, seu-quod magis credere libet, non prius profectum ab Ardea quam compererit legem latam, quod nec iniussu populi mutari finibus posset nec nisi dictator dictus auspicia in exercitu habere?lex curiata lata est dictatorque absens dictus.
 
traduzione
 
46 Nel frattempo a Roma l'assedio si trascinava stancamente e da entrambe le parti regnava il silenzio: e mentre l'unica preoccupazione dei Galli era di evitare fughe di nemici attraverso le proprie linee, ecco che all'improvviso un giovane romano riusc? ad attirare su di s? l'attenzione dei concittadini e dei nemici. La famiglia dei Fabii aveva l'obbligo annuale di offrire un sacrificio sul colle Quirinale. Per celebrarlo, Gaio Fabio Dorsuone, con la toga stretta in vita alla maniera di Gabi e reggendo in mano i sacri arredi, scese dal Campidoglio, attravers? i posti di guardia del nemico e raggiunse il Quirinale senza dare il minimo peso alle urla minacciose. L?, dopo aver devotamente compiuto tutti i riti previsti, torn? indietro seguendo il percorso dell'andata con la stessa imperturbabilit? di espressione e con la stessa fermezza di passo, assolutamente sicuro di godere del favore di quegli d?i dal cui culto nemmeno il terrore della morte era riuscito a distoglierlo. Fece cos? ritorno incolume sul Campidoglio in mezzo ai compagni, sia che i Galli rimanessero bloccati per la straordinaria temerariet? del suo gesto o che li trattenesse lo scrupolo religioso, sentimento questo che non lascia certo indifferente quella gente. A Veio nel frattempo crescevano giorno dopo giorno non soltanto il coraggio ma anche le forze: e visto che dalle campagne affluivano in citt? sia i Romani che avevano vagato senza meta dal giorno della sconfitta presso l'Allia o dopo la caduta di Roma, sia dei volontari arrivati dal Lazio nel desiderio di unirsi alla spartizione del bottino, sembr? allora giunto il momento per riconquistare la patria perduta strappandola alle mani del nemico. Ma a quel corpo in perfetta salute mancava una testa. Gli stessi luoghi richiamavano alla memoria della gente la persona di Camillo, e buona parte dei soldati avevano combattuto con successo sotto il suo comando e i suoi auspici. Oltre a questo Cedicio dichiar? che non avrebbe offerto il destro a nessuno tra gli d?i o tra gli uomini di togliergli il comando, piuttosto che chiedere lui stesso - memore com'era del proprio grado militare -, la nomina di un generale. Fu cos? deciso all'unanimit? di far venire Camillo da Ardea, ma non prima di aver consultato il senato che si trovava a Roma. Tale era il rispetto per la legge e la distinzione dei poteri anche in quel frangente quasi disperato. Per superare i posti di guardia nemici bisognava affrontare dei rischi enormi. Per questa missione si offr? Ponzio Comino, un giovane coraggioso, il quale, disteso su un tronco di sughero, sfruttando la corrente favorevole del Tevere raggiunse Roma. L?, passando nel punto meno distante dalla riva, sal? sul Campidoglio lungo un tratto cos? ripido che i nemici l'avevano lasciato incustodito e, portato di fronte ai magistrati, consegn? loro il messaggio dell'esercito. Poi, ricevuto il decreto del senato (secondo il quale i comizi curiati avrebbero dovuto immediatamente richiamare Camillo dall'esilio, consentendo ai soldati di scegliersi come comandante l'uomo che preferivano), Ponzio Comino raggiunse Veio seguendo lo stesso percorso dell'andata. Di l? vennero mandati degli ambasciatori ad Ardea per riportare Camillo a Veio, o piuttosto - come io sono pi? propenso a credere, egli non lasci? Ardea prima di aver appreso che la legge era stata votata, perch? non poteva mutare residenza senza un preciso ordine del popolo n? trarre gli auspici nell'esercito prima di essere nominato dittatore -. La legge fu approvata nei comizi curiati ed egli fu eletto dittatore pur non essendo presente.
 

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