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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita V, 49
 
originale
 
[49] Sed dique et homines prohibuere redemptos uiuere Romanos. nam forte quadam priusquam infanda merces perficeretur, per altercationem nondum omni auro adpenso, dictator interuenit, auferrique aurum de medio et Gallos submoueri iubet. cum illi renitentes pactos dicerent sese, negat eam pactionem ratam esse quae postquam ipse dictator creatus esset iniussu suo ab inferioris iuris magistratu facta esset, denuntiatque Gallis ut se ad proelium expediant. Suos in aceruum conicere sarcinas et arma aptare ferroque non auro reciperare patriam iubet, in conspectu habentes fana deum et coniuges et liberos et solum patriae deforme belli malis et omnia quae defendi repetique et ulcisci fas sit. Instruit deinde aciem, ut loci natura patiebatur, in semirutae solo urbis et natura inaequali, et omnia quae arte belli secunda suis eligi praeparariue poterant prouidit. Galli noua re trepidi arma capiunt iraque magis quam consilio in Romanos incurrunt. Iam uerterat fortuna, iam deorum opes humanaque consilia rem Romanam adiuuabant. Igitur primo concursu haud maiore momento fusi Galli sunt quam ad Alliam uicerant. Iustiore altero deinde proelio ad octauum lapidem Gabina uia, quo se ex fuga contulerant, eiusdem ductu auspicioque Camilli uincuntur. Ibi caedes omnia obtinuit; castra capiuntur et ne nuntius quidem cladis relictus. Dictator reciperata ex hostibus patria triumphans in urbem redit, interque iocos militares quos inconditos iaciunt, Romulus ac parens patriae conditorque alter urbis haud uanis laudibus appellabatur. Seruatam deinde bello patriam iterum in pace haud dubie seruauit cum prohibuit migrari Veios, et tribunis rem intentius agentibus post incensam urbem et per se inclinata magis plebe ad id consilium; eaque causa fuit non abdicandae post triumphum dictaturae, senatu obsecrante ne rem publicam in incerto relinqueret statu.
 
traduzione
 
49 Ma n? gli d?i n? gli uomini tollerarono che i Romani sopravvivessero a prezzo di un riscatto. Infatti, per una sorte provvidenziale, prima ancora che il vergognoso mercato fosse concluso, mentre si era nel pieno delle trattative e l'oro non era stato pesato del tutto, sopraggiunse il dittatore che ordin? di far sparire l'oro e ingiunse ai Galli di andarsene. Siccome questi ultimi si rifiutavano sostenendo di aver stipulato un accordo, Camillo disse che non poteva avere validit? un patto siglato, senza sua autorizzazione, dopo che era stato nominato dittatore, da un magistrato di rango inferiore, e intim? ai Galli di prepararsi alla battaglia. Ai suoi uomini diede disposizione di accatastare i bagagli, di preparare le armi per riconquistare la propria terra a colpi di spada e non al prezzo dell'oro, avendo davanti agli occhi i templi degli d?i, le mogli e figli nonch? il suolo della patria segnato dalle atrocit? della guerra e tutto ci? che era sacro dovere riconquistare, difendere e vendicare. Poi schier? le truppe in ordine di battaglia come la natura del suolo permetteva sul terreno di per s? accidentato della ormai semidistrutta Roma, e prese tutte quelle misure che l'arte militare permetteva di scegliere e di predisporre in favore dei suoi uomini. Disorientati da questa iniziativa, i Galli prendono le armi e si buttano all'assalto dei Romani pi? con rabbia che con raziocinio. Ma ormai la sorte era cambiata e la potenza divina e la saggezza umana erano dalla parte di Roma. Cos?, al primo scontro, i Galli vennero sbaragliati con minore sforzo di quanto essi ne avessero impiegato nella vittoria presso il fiume Allia. Poco dopo, in una seconda e pi? regolare battaglia a otto miglia da Roma sulla Via Gabinia, dove si erano raccolti dopo la fuga, vennero di nuovo sconfitti sempre sotto il comando e gli auspici di Camillo. L? il massacro non ebbe limiti: venne preso l'accampamento e non fu lasciato in vita nemmeno un messaggero che tornasse indietro a riferire della disfatta. Dopo aver recuperato la patria strappandola al nemico, il dittatore torn? in trionfo a Roma e, in mezzo ai lazzi grossolani improvvisati in quelle occasioni dai soldati, con lodi non certo immeritate venne salutato come Romolo, padre della patria e secondo fondatore di Roma. Dopo averla salvata in tempo di guerra, Camillo salv? di nuovo la propria citt? quando, in tempo di pace, imped? un'emigrazione in massa a Veio, non ostante i tribuni - ora che Roma era un cumulo di cenere - fossero pi? che mai accaniti in quest'iniziativa e la plebe la appoggiasse gi? di per s? in maniera ancora pi? netta. Fu questo il motivo per il quale egli non rinunci? alla dittatura dopo la celebrazione del trionfo, visto che il senato lo implorava di non abbandonare il paese in quel frangente cos? delicato.
 

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