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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita VI, 1
 
originale
 
[1] Quae ab condita urbe Roma ad captam eandem Romani sub regibus primum, consulibus deinde ac dictatoribus decemuirisque ac tribunis consularibus gessere, foris bella, domi seditiones, quinque libris exposui, res cum uetustate nimia obscuras uelut quae magno ex interuallo loci uix cernuntur, tum quid rarae per eadem tempora litterae fuere, una custodia fidelis memoriae rerum gestarum, et quod, etiam si quae in commentariis pontificum aliisque publicis priuatisque erant monumentis, incensa urbe pleraeque interiere. Clariora deinceps certioraque ab secunda origine uelut ab stirpibus laetius feraciusque renatae urbis gesta domi militiaeque exponentur. Ceterum primo quo adminiculo erecta erat eodem innixa M. Furio principe stetit, neque eum abdicare se dictatura nisi anno circumacto passi sunt. Comitia in insequentem annum tribunos habere quorum in magistratu capta urbs esset, non placuit; res ad interregnum rediit. Cum ciuitas in opere ac labore assiduo reficiendae urbis teneretur, interim Q. Fabio, simul primum magistratu abiit, ab Cn. Marcio tribuno plebis dicta dies est, quod legatus in Gallos?ad quos missus erat orator?contra ius gentium pugnasset; cui iudicio eum mors, adeo opportuna ut uoluntariam magna pars crederet, subtraxit. Interregnum initum: P. Cornelius Scipio interrex et post eum M. Furius Camillus [iterum]. Is tribunos militum consulari potestate creat L. Valerium Publicolam iterum L. Verginium P. Cornelium A. Manlium L. Aemilium L. Postumium. Hi ex interregno cum extemplo magistratum inissent, nulla de re prius quam de religionibus senatum consuluere. In primis foedera ac leges?erant autem eae duodecim tabulae et quaedam regiae leges?conquiri, quae comparerent, iusserunt; alia ex eis edita etiam in uolgus: quae autem ad sacra pertinebant a pontificibus maxime ut religione obstrictos haberent multitudinis animos suppressa. Tum de diebus religiosis agitari coeptum, diemque a. D. XV Kal. Sextiles, duplici clade insignem, quo die ad Cremeram Fabii caesi, quo deinde ad Alliam cum exitio urbis foede pugnatum, a posteriore clade Alliensem appellarunt, + insignemque rei nullius publice priuatimque agendae + fecerunt. Quidam, quod postridie Idus Quintiles non litasset Sulpicius tribunus militum neque inuenta pace deum post diem tertium obiectus hosti exercitus Romanus esset, etiam postridie Idus rebus diuinis supersederi iussum, inde, ut postridie Kalendas quoque ac Nonas eadem religio esset, traditum putant.
 
traduzione
 
1 Ho esposto in cinque libri le gesta che i Romani hanno compiuto, dai tempi della fondazione della loro citt? fino alla sua presa, prima sotto i re e poi sotto consoli e dittatori, decemviri e tribuni consolari, nonch? le guerre esterne e gli scontri interni. Si tratta di vicende poco chiare non soltanto per il fatto di essere successe in tempi antichissimi (e quindi simili a quegli oggetti che si riescono a malapena a distinguere per la grande distanza a cui si trovano), ma anche perch? in quei tempi era raro e limitato l'uso della scrittura, il solo sistema affidabile per conservare il ricordo degli eventi passati, e anche perch?, pur trovandosene accenni nei registri dei pontefici e in altri tipi di documenti pubblici e privati, la maggior parte dei dati esistenti and? distrutta nell'incendio di Roma. Da questo punto in avanti, verranno esposti avvenimenti pi? chiari e certi relativi alla storia civile e militare di Roma, che, dal momento in cui nacque per la seconda volta, fu come se fosse risorta pi? fiorente e rigogliosa dalle sue antiche radici. Ora Roma si resse in un primo tempo su quello stesso supporto che le aveva permesso di rialzare la testa, e cio? su Marco Furio, il suo cittadino pi? in vista, cui la gente non permise di abdicare dalla dittatura se non allo scadere dell'anno. Il fatto che presiedessero le elezioni per l'anno successivo quei tribuni sotto la cui magistratura la citt? era stata presa non sembr? cosa molto saggia: si torn? cos? all'interregno. Mentre la cittadinanza era occupata nelle incessanti e faticose opere di ricostruzione della citt?, Quinto Fabio, non appena uscito di carica, venne citato in giudizio dal tribuno della plebe Gneo Marcio con l'accusa di aver violato il diritto delle genti per aver combattuto contro i Galli ai quali era stato inviato in qualit? di ambasciatore; la morte gli fece evitare per? il processo e fu cos? tempestiva da far pensare alla maggior parte della gente che si fosse trattato di suicidio. L'interregno cominci?: interr? fu Publio Cornelio Scipione e dopo di lui Marco Furio Camillo. Questi nomin? tribuni militari con potere consolare Lucio Valerio Publicola (per la seconda volta), Lucio Verginio, Publio Cornelio, Aulo Manlio, Lucio Emilio e Lucio Postumio. Entrati in carica immediatamente dopo l'interregno, essi diedero la precedenza assoluta alla discussione in senato delle questioni di natura religiosa. Uno dei primi provvedimenti presi fu quello di ordinare la raccolta dei trattati e delle leggi (quelle, cio?, delle dodici tavole e alcune leggi di et? monarchica) ancora reperibili. Alcune di esse vennero rese accessibili anche al pubblico: quelle che per? riguardavano la sfera cultuale furono tenute segrete dai pontefici, pi? che altro per soggiogare l'animo della massa con i vincoli religiosi. Poi si inizi? a discutere dei giorni nefasti. Il 18 luglio, giorno famigerato per una duplice sciagura, ossia il massacro dei Fabi presso il Cremera e il disastro militare dell'Allia con la conseguente distruzione di Roma, da quest'ultima disfatta venne chiamato Alliense e ?distinto dagli altri come non adatto allo svolgimento di ogni tipo di attivit? pubblica e privata?. Ma siccome il giorno successivo alle Idi di giugno il tribuno militare Sulpicio non aveva offerto adeguati sacrifici e tre giorni dopo l'esercito romano era stato opposto al nemico senza aver ottenuto l' approvazione divina, alcuni ritengono che per questo motivo venne imposto di tralasciare i riti religiosi anche il giorno successivo alle Idi. Di l? si ritiene che divenne patrimonio tradizionale osservare lo stesso divieto anche nei giorni successivi alle Calende e alle None.
 

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