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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita VI, 4
 
originale
 
[4] Camillus in urbem triumphans rediit, trium simul bellorum uictor. Longe plurimos captiuos ex Etruscis ante currum duxit; quibus sub hasta uenumdatis tantum aeris redactum est ut, pretio pro auro matronis persoluto, ex eo quod supererat tres paterae aureae factae sint, quas cum titulo nominis Camilli ante Capitolium incensum in Iouis cella constat ante pedes Iunonis positas fuisse. Eo anno in ciuitatem accepti qui Veientium Capenatiumque ac Faliscorum per ea bella transfugerant ad Romanos, agerque his nouis ciuibus adsignatus. Reuocati quoque in urbem senatus consulto a Veiis qui aedificandi Romae pigritia occupatis ibi uacuis tectis Veios se contulerant. Et primo fremitus fuit aspernantium imperium; dies deinde praestituta capitalisque poena, qui non remigrasset Romam, ex ferocibus uniuersis singulos, metu suo quemque, oboedientes fecit; et Roma cum frequentia crescere, tum tota simul exsurgere aedificiis et re publica impensas adiuuante et aedilibus uelut publicum exigentibus opus et ipsis priuatis?admonebat enim desiderium usus?festinantibus ad effectum operis; intraque annum noua urbs stetit. Exitu anni comitia tribunorum militum consulari potestate habita. Creati T. Quinctius Cincinnatus Q. Seruilius Fidenas quintum L. Iulius Iulus L. Aquilius Coruus L. Lucretius Tricipitinus Ser. Sulpicius Rufus exercitum alterum in Aequos, non ad bellum?uictos namque se fatebantur?sed ab odio ad peruastandos fines, ne quid ad noua consilia relinqueretur uirium, duxere, alterum in agrum Tarquiniensem; ibi oppida Etruscorum Cortuosa et Contenebra ui capta. Ad Cortuosam nihil certaminis fuit: improuiso adorti primo clamore atque impetu cepere; direptum oppidum atque incensum est. Contenebra paucos dies oppugnationem sustinuit, laborque continuus non die, non nocte remissus subegit eos. Cum in sex partes diuisus exercitus Romanus senis horis in orbem succederet proelio, oppidanos eosdem integro semper certamini paucitas fessos obiceret, cessere tandem locusque inuadendi urbem Romanis datus est. Publicari praedam tribunis placebat; sed imperium quam consilium segnius fuit; dum cunctantur, iam militum praeda erat nec nisi per inuidiam adimi poterat. Eodem anno, ne priuatis tantum operibus cresceret urbs, Capitolium quoque saxo quadrato substructum est, opus uel in hac magnificentia urbis conspiciendum.
 
traduzione
 
4 Camillo torn? a Roma in trionfo per le sue vittorie in tre guerre simultanee. La stragrande maggioranza di prigionieri che fece marciare davanti al proprio carro erano etruschi. Dalla loro vendita all'asta venne ricavata una tale quantit? di denaro che, dopo aver ripagato le matrone per l'oro offerto allo Stato, quanto restava bast? per la costruzione di tre coppe d'oro sulle quali - come ? noto a tutti - venne inciso il nome di Camillo e che fino all'incendio del Campidoglio furono conservate nella cella del tempio di Giove ai piedi della statua di Giunone. Nel corso di quell'anno fu concessa la cittadinanza a quanti, tra i Veienti, i Capenati e i Falisci, erano passati dalla parte dei Romani durante quelle guerre e a questi nuovi cittadini furono assegnati degli appezzamenti di terra. Con un decreto del senato vennero richiamati in citt? anche coloro che, essendo troppo pigri per ricostruire in Roma, si erano trasferiti a Veio andando ad occupare delle case trovate vuote. Dapprima si levarono gli strepiti di chi respingeva l'ingiunzione. Ma poi la designazione di una data precisa e la minaccia di pena di morte per chi si fosse rifiutato di rientrare a Roma pieg? all'obbedienza, uno per uno, i recalcitranti in massa, non appena ciascuno di essi cominci? a temere per se stesso. E non solo Roma cresceva in numero di abitanti, ma dovunque sorgevano contemporaneamente nuovi edifici: lo Stato contribuiva a coprire le spese di costruzione, mentre gli edili sovrintendevano alle costruzioni come se si fosse trattato di lavori pubblici e i privati cittadimi stessi - spinti dal desiderio di farne uso - si sbrigavano a portare a termine l'opera. Cos? nell'arco di un anno, venne tirata su una nuova citt?. A fine anno si tennero le elezioni di tribuni militari con potest? consolare. L'incarico lo ottennero Tito Quinzio Cincinnato, Quinto Servilio Fidenate (per la quinta volta), Lucio Giulio Iulo, Lucio Aquilio Corvo, Lucio Lucrezio Tricipitino e Servio Sulpicio Rufo. Essi guidarono un esercito contro gli Equi, non con intenzioni belliche - gli Equi si definivano vinti -, ma spinti dall'odio a devastarne il territorio per non lasciar loro alcuni risorsa da impiegare in nuovi progetti di guerra. Con un secondo esercito, invasero invece il territorio di Tarquinia, dove presero con la forza le citt? etrusche di Cortuosa e Contenebra. A Cortuosa non vi fu lotta: con un attacco a sorpresa la presero al primo urlo di guerra e al primo assalto, per poi saccheggiarla e quindi darla alle fiamme. Contenebra resse invece l'assedio per alcuni giorni, ma l'incessante impegno armato, giorno e notte, senza alcuna tregua ebbe ragione dei suoi abitanti. Siccome l'esercito romano era stato diviso in sei contingenti ciascuno dei quali combatteva per sei ore a turno mentre gli assediati erano cos? pochi che toccava sempre agli stessi uomini stremati il c?mpito di opporsi a forze sempre fresche, alla fine questi ultimi cedettero, e i Romani furono in grado di irrompere in citt?. L'intezione dei tribuni sarebbe stata quella di destinare il bottino alle casse dello stato, ma furono meno pronti nell'impartire gli ordini che nel decidere: mentre tardavano, il bottino era gi? in mano ai soldati e non poteva pi? esser loro sottratto se non suscitandone il risentimento. Quello stesso anno, per evitare che Roma crescesse soltanto nell'edilizia privata, il Campidoglio venne munito di una sottostruttura di blocchi squadrati, un'opera che merita di essere vista anche in mezzo agli attuali splendori della citt
 

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