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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita VI, 5
 
originale
 
[5] Iam et tribuni plebis ciuitate aedificando occupata contiones suas frequentare legibus agrariis conabantur. Ostentabatur in spem Pomptinus ager, tum primum post accisas a Camillo Volscorum res possessionis haud ambiguae. Criminabantur multo eum infestiorem agrum ab nobilitate esse quam a Volscis fuerit; ab illis enim tantum, quoad uires et arma habuerint, incursiones eo factas; nobiles homines in possessionem agri publici grassari nec, nisi antequam omnia praecipiant diuisus sit, locum ibi plebi fore. Haud magno opere plebem mouerunt et infrequentem in foro propter aedificandi curam et eodem exhaustam impensis eoque agri immemorem, ad quem instruendum uires non essent. In ciuitate plena religionum, tunc etiam ab recenti clade superstitiosis principibus, ut renouarentur auspicia res ad interregnum rediit. Interreges deinceps M. Manlius Capitolinus Ser. Sulpicius Camerinus L. Valerius Potitus; hic demum tribunorum militum consulari potestate comitia habuit. L. Papirium Cn. + Sergium L. Aemilium iterum Licinium + Menenium L. Valerium Publicolam tertium creat; ii ex interregno magistratum occepere. Eo anno aedis Martis Gallico bello uota dedicata est a T. Quinctio duumuiro sacris faciendis. Tribus quattuor ex nouis ciuibus additae, Stellatina Tromentina Sabatina Arniensis; eaeque uiginti quinque tribuum numerum expleuere.
 
traduzione
 
5 Mentre la popolazione era impegnata nelle opere di ricostruzione, i tribuni della plebe cercavano di attirare quanta pi? gente possibile alle loro riunioni puntando sulle proposte di leggi agrarie. Facevano balenare la speranza di avere l'agro pontino, del quale allora - dopo cio? la vittoria di Camillo sui Volsci - Roma ebbe per la prima volta pieno e indiscusso possesso. I tribuni formulavano l'accusa che quelle terre erano minacciate dai nobili pi? di quanto non lo fossero state dai Volsci. Questi ultimi, infatti, finch? avevano avuto forze e armi, si erano limitati a compiervi delle incursioni, mentre i nobili anelavano al possesso dell'agro pubblico e, a meno che le terre non venissero divise in lotti prima dell'occupazione da parte degli ottimati, l? non ci sarebbe stato spazio per i plebei. Non riuscirono per? a fare grande presa sulla plebe perch? essa non era molto numerosa nel foro a causa delle preoccupazioni edilizie, sia perch? era schiacciata dalle spese di costruzione, e perci? non stava a pensare alla terra, mancandole i mezzi per dotarla delle attrezzature necessarie. La citt? era piena di scrupoli religiosi. Ma in quel periodo, complice la recente sconfitta, essi si comunicarono anche ai pi? alti magistrati e cos? si torn? all'interregno per rinnovare gli auspici. La carica tocc? in successione a Marco Manlio Capitolino, a Servio Sulpicio Camerino e a Lucio Valerio Potito. Quest'ultimo, alla fine, tenne i comizi per le elezioni di tribuni militari con potere consolare. Furono eletti Lucio Papirio, Gaio Cornelio, Gneo Sergio, Lucio Emilio (per la terza volta), Licinio Menenio e Lucio Valerio Publicola (per la terza volta). Questi uomini entrarono in carica alla fine dell'interregno. Nel corso di quell'anno il duumviro addetto ai riti sacri Tito Quinzio consacr? il tempio promesso a Marte durante la guerra contro i Galli. Vennero create quattro nuove trib? formate coi nuovi cittadini: la Stellatina, la Tromentina, la Sabatina e la Arniense, grazie alle quali il numero totale delle trib? raggiunse la quota di venticinque.
 

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