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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita VI, 29
 
originale
 
[29] His utrimque animis ad Alliam uentum est. dictator Romanus, postquam in conspectu hostes erant instructi intentique, 'uidesne tu' inquit, 'A. Semproni, loci fortuna illos fretos ad Alliam constitisse? nec illis di immortales certioris quicquam fiduciae maiorisue quod sit auxilii dederint. at tu, fretus armis animisque, concitatis equis inuade mediam aciem; ego cum legionibus in turbatos trepidantesque inferam signa. adeste, di testes foederis, et expetite poenas debitas simul uobis uiolatis nobisque per uestrum numen deceptis.' non equitem, non peditem sustinuere Praenestini. primo impetu ac clamore dissipati ordines sunt dein, postquam nullo loco constabat acies, terga uertunt consternatique et praeter castra etiam sua pauore praelati non prius se ab effuso cursu sistunt quam in conspectu Praeneste fuit. ibi ex fuga dissipati locum quem tumultuario opere communirent capiunt, ne, si intra moenia se recepissent, extemplo ureretur ager depopulatisque omnibus obsidio urbi inferretur. sed postquam direptis ad Alliam castris uictor Romanus aderat, id quoque munimentum relictum; et uix moenia tuta rati oppido se Praeneste includunt. octo praeterea oppida erant sub dicione Praenestinorum. ad ea circumlatum bellum deincepsque haud magno certamine captis Velitras exercitus ductus; eae quoque expugnatae. tum ad caput belli Praeneste uentum. id non ui sed per deditionem receptum est. T. Quinctius, semel acie uictor, binis castris hostium, nouem oppidis ui captis, Praeneste in deditionem accepto Romam reuertit triumphansque signum Praeneste deuectum Iouis Imperatoris in Capitolium tulit. dedicatum est inter cellam Iouis ac Mineruae tabulaque sub eo fixa, monumentum rerum gestarum, his ferme incisa litteris fuit: 'Iuppiter atque diui omnes hoc dederunt ut T. Quinctius dictator oppida nouem caperet'. die uicesimo quam creatus erat dictatura se abdicauit.
 
traduzione
 
29 Gli stati d'animo delle due parti erano questi, quando si giunse all'Allia. Il dittatore romano, non appena apparvero alla vista i nemici inquadrati in ordine di battaglia e pronti a combattere, disse: ?Non vedi, Aulo Sempronio, che si sono fermati lungo l'Allia riponendo ogni loro speranza nella fortuna del luogo? Ma gli d?i immortali non concedano loro nessun altro pi? sicuro motivo di sicurezza n? un aiuto pi? valido di questo! Tu confida invece nelle armi e nel valore, e carica con la cavalleria il centro del loro schieramento. Quanto a me, li attaccher? quando saranno sconvolti e spaventati. O d?i, testimoni dei patti, assisteteci e fate scontare la pena dovuta a coloro che hanno offeso empiamente voi e ingannato noi nel vostro sacro nome.? I Prenestini non riuscirono a reggere l'urto n? della cavalleria n? della fanteria. Le loro file vennero sbaragliate al primo scontro accompagnato dall'urlo di guerra. Poi, visto che il loro schieramento cedeva in ogni punto, si voltarono dandosi alla fuga. Nello scompiglio lo spavento li spinse a superare addirittura l'accampamento e non riuscirono a frenare la loro corsa disordinata se non quando giunsero alla vista di Preneste. L? i resti sparpagliati della rotta occuparono una posizione con l'intento di fortificarla in fretta e furia, per evitare che, andandosi a barricare all'interno delle mura, le campagne venissero messe a ferro e fuoco e che dopo aver devastato ogni cosa, i Romani assediassero la citt?. Ma appena apparvero i Romani reduci dalla distruzione dell'accampamento nemico presso l'Allia, i Prenestini abbandonarono anche quella posizione e, convinti che le mura garantissero ben poca protezione, si barricarono all'interno della cittadella. Altre otto citt? si trovavano sotto il dominio di Preneste. I Romani allargarono la guerra contro questi centri e, dopo averli conquistati uno dopo l'altro senza eccessivi sforzi, marciarono contro Velletri e la conquistarono nella stessa maniera. Fu allora che tornarono a Preneste, vero centro del conflitto, conquistandola per? non con la forza ma a s?guito di volontaria capitolazione. Tito Quinzio, dopo aver trionfato in una battaglia campale, catturato due accampamenti nemici, conquistato con la forza nove citt?, e accettato la resa di Preneste, ritorn? a Roma, dove port? in trionfo sul Campidoglio la statua di Giove Imperatore da lui sottratta a Preneste e che fu collocata all'interno del tempio, tra le celle di Giove e di Minerva. Al di sotto della statua venne poi affissa una tavoletta che a commemorazione delle sue gesta recava un'iscrizione contenente pi? o meno queste parole: ?Giove e tutti gli altri d?i concessero al dittatore Tito Quinzio di conquistare nove citt??. A venti giorni di distanza dall'elezione, egli rinunci? alla dittatura.
 

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