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Ovidio


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Livio
Ab urbe condita VII, 25
 
originale
 
[25] Prius quam inirent noui consules magistratum, triumphus a Popilio de Gallis actus magno fauore plebis; mussantesque inter se rogitabant num quem plebeii consulis paeniteret; simul dictatorem increpabant, qui legis Liciniae spretae mercedem priuata cupiditate quam publica iniuria foediorem cepisset, ut se ipse consulem dictator crearet. Annus multis uariisque motibus fuit insignis: Galli ex Albanis montibus, quia hiemis uim pati nequiuerant, per campos maritimaque loca uagi populabantur; mare infestum classibus Graecorum erat oraque litoris Antiatis Laurensque tractus et Tiberis ostia, ut praedones maritimi cum terrestribus congressi ancipiti semel proelio decertarint dubiique discesserint in castra Galli, Graeci retro ad naues, uictos se an uictores putarent. Inter hos longe maximus exstitit terror concilia populorum Latinorum ad lucum Ferentinae habita responsumque haud ambiguum imperantibus milites Romanis datum, absisterent imperare iis quorum auxilio egerent: Latinos pro sua libertate potius quam pro alieno imperio laturos arma. Inter duo simul bella externa defectione etiam sociorum senatus anxius, cum cerneret metu tenendos quos fides non tenuisset, extendere omnes imperii uires consules dilectu habendo iussit: ciuili quippe standum exercitu esse, quando socialis [coetus] desereret. Vndique non urbana tantum sed etiam agresti iuuentute decem legiones scriptae dicuntur quaternum milium et ducenorum peditum equitumque trecenorum, quem nunc nouum exercitum, si qua externa uis ingruat, hae uires populi Romani, quas uix terrarum capit orbis, contractae in unum haud facile efficiant; adeo in quae laboramus sola creuimus, diuitias luxuriamque. Inter cetera tristia eius anni consul alter Ap. Claudius in ipso belli apparatu moritur; redieratque res ad Camillum, cui unico consuli, uel ob aliam dignationem haud subiciendam dictaturae uel ob omen faustum ad Gallicum tumultum cognominis, dictatorem adrogari haud satis decorum uisum est patribus. Consul duabus legionibus urbi praepositis, octo cum L. Pinario praetore diuisis memor paternae uirtutis Gallicum sibi bellum extra sortem sumit, praetorem maritimam oram tutari Graecosque arcere litoribus iussit. Et cum in agrum Pomptinum descendisset, quia neque in campis congredi nulla cogente re uolebat et prohibendo populationibus quos rapto uiuere necessitas cogeret satis domari credebat hostem, locum idoneum statiuis delegit.
 
traduzione
 
25 Prima che i nuovi consoli entrassero in carica, Popilio celebr? il trionfo sui Galli con entusiasmo da parte dei plebei che, mormorando tra loro, domandavano se qualcuno rimpiangesse la nomina di quel console plebeo. Nel contempo per? si lamentavano di Camillo cui rimproveravano di essersi fatto nominare console quando era ancora dittatore, conquistandosi, in spregio alla legge Licinia, un premio pi? infamante per la sua avidit? personale che per il danno dello Stato. Quell'anno rimase nella storia per molti e svariati sommovimenti. I Galli, non essendo in grado di sopportare i rigori dell'inverno, erano scesi dai monti Albani disperdendosi a razziare le campagne e i litorali. Il mare, cos? come la costa di fronte ad Anzio e la zona di Laurento, erano infestati da flotte greche, al punto che una volta pirati di mare e predoni di terra si scontrarono in una battaglia dall'esito incerto, al termine della quale i Galli rientrarono all'accampamento e i Greci fecero ritorno alle navi, senza poter stabilire n? gli uni n? gli altri se fossero usciti vinti o vincitori. Ma l'allarme di gran lunga pi? preoccupante fu causato dalle assemblee che le trib? latine tenevano nel bosco di Ferentina e dalla risposta data dalle stesse a una richiesta di truppe ausiliarie avanzata dai Romani. I Latini mandarono a dire di non dare pi? ordini ai popoli del cui aiuto i Romani avevano bisogno: quanto a loro, avrebbero imbracciato le armi in difesa della propria libert? piuttosto che per sostenere una dominazione straniera. Con lo Stato contemporaneamente coinvolto in due guerre esterne e, in pi?, con la preoccupazione che veniva dalla defezione degli alleati, il senato, rendendosi conto di dover ricorrere all'intimidazione per tenere a freno chi non aveva osservato gli accordi, ordin? ai consoli di ricorrere a tutti i poteri in loro possesso per effettuare una leva militare, poich? la diserzione degli alleati rendeva necessario il ricorso a un esercito di cittadini. Stando alle fonti, vennero arruolati giovani non solo in citt? ma anche nelle campagne, coi quali vennero formate dieci legioni di 4200 fanti e di 300 cavalieri ciascuna, un esercito quale le attuali forze del popolo romano (cui appena basta lo spazio del mondo intero), se si presentasse una minaccia dall'esterno, non riuscirebbero facilmente ad allestire nemmeno se raccolte tutte insieme. A tal punto siamo riusciti a migliorare solo nei mali che ci affliggono, e cio? il lusso e la ricchezza. Tra i molti altri eventi che funestarono l'anno, ci fu la morte di Appio Claudio, uno dei due consoli, nel pieno dei preparativi di guerra. Il potere pass? allora a Camillo, cui, in qualit? di console unico - sia per l'alta considerazione di cui egli godeva e che non si riteneva subordinabile all'autorit? di un dittatore, sia per il felice augurio costituito dal suo soprannome in relazione all'attacco dei Galli - i senatori non ritennero conveniente affiancare un dittatore. Il console assegn? due legioni alla difesa della citt? e divise le altre otto con il pretore Lucio Pinario. Memore del valore dimostrato dal padre, si accoll? il comando della spedizione contro i Galli senza ricorrere al sorteggio, ordinando al pretore di salvaguardare il litora-le e di impedire ai Greci di sbarcare. Disceso quindi nell'agro Pontino, non volendo affrontare il nemico in pianura se non per assoluta necessit?, convinto di poter adeguatamente domare i Galli impedendo loro le razzie (cui i barbari erano costretti per sopravvivere), scelse un luogo adatto per porre un accampamento fisso.
 

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