[24] At barbari, consilio Romanorum cognito praemisso equitatu et essedariis, quo plerumque genere in proeliis uti consuerunt, reliquis copiis subsecuti nostros navibus egredi prohibebant. Erat ob has causas summa difficultas, quod naves propter magnitudinem nisi in alto constitui non poterant, militibus autem, ignotis locis, impeditis manibus, magno et gravi onere armorum oppressis simul et de navibus desiliendum et in auctibus consistendum et cum hostibus erat pugnandum, cum illi aut ex arido aut paulum in aquam progressi omnibus membris expeditis, notissimis locis, audacter tela coicerent et equos insuefactos incitarent. Quibus rebus nostri perterriti atque huius omnino generis pugnae imperiti, non eadem alacritate ac studio quo in pedestribus uti proeliis consuerant utebantur.
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Ma i barbari, avendo inteso i propositi dei Romani, avevano mandato in avanti, seguiti dal resto dell'esercito, i cavalieri e gli essedari - reparti che di solito impiegano in battaglia - impedendo lo sbarco ai nostri, che incontravano enormi difficolt?: le navi, per le loro dimensioni, potevano fermarsi solo al largo; i soldati, poi, non conoscevano i luoghi, non avevano le mani libere, erano appesantiti dalle armi e dovevano, contemporaneamente, scendere dalle navi, resistere alle onde, combattere contro i nemici. I barbari, invece, liberi nei movimenti, combattevano dalla terraferma o entravano appena in acqua, conoscevano alla perfezione i luoghi, con audacia scagliavano frecce e lanciavano alla carica i loro cavalli, abituati a tali operazioni. I nostri, sgomenti per tutto ci?, trovandosi di fronte a una tecnica di combattimento del tutto nuova, non si battevano con il solito zelo e ardore dimostrato in campo aperto.
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