Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Livio
|
Ab urbe condita VII, 35
|
|
originale
|
|
[35] Vigiliis deinde dispositis ceteris omnibus tesseram dari iubet, ubi secundae uigiliae bucina datum signum esset, armati cum silentio ad se conuenirent. Quo ubi, sicut edictum erat, taciti conuenerunt, "hoc silentium, milites," inquit, "omisso militari adsensu in me audiendo seruandum est. Vbi sententiam meam uobis peregero, tum quibus eadem placebunt in dextram partem taciti transibitis; quae pars maior erit, eo stabitur consilio. Nunc quae mente agitem audite. Non fuga delatos nec inertia relictos hic uos circumuenit hostis: uirtute cepistis locum, uirtute hinc oportet euadatis. Veniendo huc exercitum egregium populo Romano seruastis: erumpendo hinc uosmet ipsos seruate; digni estis qui pauci pluribus opem tuleritis, ipsi nullius auxilio egueritis. Cum eo hoste res est, qui hesterno die delendi omnis exercitus fortuna per socordiam usus non sit, hunc tam opportunum collem imminentem capiti suo non ante uiderit quam captum a nobis, nos tam paucos tot ipse milibus hominum nec ascensu arcuerit nec tenentes locum, cum diei tantum superesset, uallo circumdederit. Quem uidentem ac uigilantem sic eluseritis, sopitum oportet fallatis, immo necesse est; in eo enim loco res sunt nostrae ut uobis ego magis necessitas uestrae index quam consilii auctor sim. Neque enim, maneatis an abeatis hinc, deliberari potest, cum praeter arma et animos armorum memores nihil uobis fortuna reliqui fecerit fameque et siti moriendum sit, si plus quam uiros ac Romanos decet ferrum timeamus. Ergo una est salus erumpere hinc atque abire; id aut interdiu aut nocte faciamus oportet. Ecce autem aliud minus dubium; quippe, si lux exspectetur, quae spes est non uallo perpetuo fossaque nos saepturum hostem, qui nunc corporibus suis subiectis undique cinxerit, ut uidetis, collem? Atqui si nox opportuna est eruptioni, sicut est, haec profecto noctis aptissima hora est. Signo secundae uigiliae conuenistis, quod tempus mortales somno altissimo premit; per corpora sopita uadetis uel silentio incautos fallentes uel sentientibus clamore subito pauorem iniecturi. Me modo sequimini, quem secuti estis; ego eandem quae duxit huc sequar fortunam. Quibus haec salutaria uidentur, agitedum in dextram partem pedibus transite."
|
|
traduzione
|
|
35 Poi, disposte le sentinelle, ordin? di passare parola al resto dei suoi uomini: non appena avessero sentito la tromba suonare il segnale del secondo turno di guardia, avrebbero dovuto armarsi in silenzio e presentarsi da lui. Una volta radunatisi in silenzio come era stato loro ordinato, il tribuno disse: ?Soldati, dovete mantenere il silenzio e ascoltarmi senza reagire con le solite urla di assenso. Quando avr? finito di esporvi il mio piano, quelli che lo approveranno si metteranno alla mia destra, senza dir nulla. Il gruppo pi? numeroso imporr? la sua decisione. Adesso ascoltate quello che ho in mente. Il nemico non vi ha costretti qua come se foste stati dispersi da una rotta o rimasti indietro per colpa della vostra indolenza: ? con il coraggio che avete occupato questa posizione, e dev'essere il coraggio a darvi una via d'uscita. Salendo qui avete salvato un esercito formidabile per il popolo romano: aprendo un varco salverete voi stessi. ? motivo di onore per un cos? esiguo manipolo aver portato aiuto a molti e non aver avuto bisogno del sostegno di nessuno. Avete di fronte un nemico che, pur avendo avuto ieri l'opportunit? di distruggere un'intera armata, se l'? lasciata sfuggire per pura indolenza; un nemico che, non ostante avesse sopra la testa questa cima strategica, si ? accorto della sua esistenza soltanto dopo averla vista finire in mano nostra, e che, pur essendo noi pochissimi contro migliaia di uomini, non ci ha impedito la salita n? ha tentato di accerchiarci con una palizzata quando ormai ci eravamo impossessati della cima e restava ben poca luce. Se lo avete eluso mentre era sveglio e all'erta, ora che dorme potete, anzi dovete beffarlo. Ci troviamo infatti in una situazione tale che io mi limito a indicarvi la via obbligata piuttosto che proporvi un piano. Perch? non si tratta di decidere se rimanere qua o andarsene, visto che la sorte non vi ha lasciato nient'altro che le armi e la capacit? di usarle, e siamo destinati a morire o di fame o di sete, se ci lasciamo intimorire dalle spade nemiche pi? di quanto non si addica a chi ? uomo e Romano. Dunque la nostra unica speranza di salvezza ? aprirci un varco e fuggire: possiamo tentare di giorno o nel cuore della notte. Ma qui, lo vedete bene, lo spazio di scelta ? ancora minore: perch? se aspettassimo l'alba, che speranze avremmo di non essere circondati dal nemico con un fossato e una palizzata senza varchi, visto che, come vedete, ora ci ha gi? attorniato con tutti i suoi uomini schierati sotto di noi? Ora, se - come in effetti ? - indicata per una sortita ? la notte, questo ? certamente il momento pi? adatto della notte. Siete venuti qua al segnale del secondo turno di guardia, quando cio? per gli esseri umani il sonno ? pi? profondo: avanzate in mezzo ai corpi assopiti, in silenzio insinuandovi tra uomini indifesi, ma pronti a terrorizzarli con un urlo improvviso se dovessero sentirvi. Seguitemi soltanto, come avete fatto in passato: io vi guider? con lo stesso successo che ci ha accompagnato fino qua. Quelli cui il mio piano sembra garantire la salvezza, avanti, facciano un passo sulla destra?.
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|