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Progetto
Ovidio - database
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Livio
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Ab urbe condita VIII, 16
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originale
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[16] Insequens annus, L. Papirio Crasso K. Duillio consulibus, Ausonum magis nouo quam magno bello fuit insignis. ea gens Cales urbem incolebat; Sidicinis finitimis arma coniunxerat; unoque proelio haud sane memorabili duorum populorum exercitus fusus, propinquitate urbium et ad fugam pronior et in fuga ipsa tutior fuit. nec tamen omissa eius belli cura patribus, quia totiens iam Sidicini aut ipsi mouerant bellum aut mouentibus auxilium tulerant aut causa armorum fuerant. itaque omni ope adnisi sunt, ut maximum ea tempestate imperatorem M. Valerium Coruum consulem quartum facerent; collega additus Coruo M. Atilius Regulus; et ne forte casu erraretur, petitum ab consulibus ut extra sortem Corui ea prouincia esset. exercitu uictore a superioribus consulibus accepto ad Cales, unde bellum ortum erat, profectus, cum hostes ab superioris etiam certaminis memoria pauidos clamore atque impetu primo fudisset, moenia ipsa oppugnare est adgressus. et militum quidem is erat ardor ut iam inde cum scalis succedere ad muros uellent euasurosque contenderent; Coruus, quia id arduum factu erat, labore militum potius quam periculo peragere inceptum uoluit. itaque aggerem et uineas egit turresque muro admouit, quarum usum forte oblata opportunitas praeuertit. namque M. Fabius, captiuus Romanus, cum per neglegentiam custodum festo die uinculis ruptis per murum inter opera Romanorum, religata ad pinnam muri reste suspensus, manibus se demisisset, perpulit imperatorem ut uino epulisque sopitos hostes adgrederetur; nec maiore certamine capti cum urbe Ausones sunt quam acie fusi erant. praeda capta ingens est praesidioque imposito Calibus reductae Romam legiones. consul ex senatus consulto triumphauit et, ne Atilius expers gloriae esset, iussi ambo consules aduersus Sidicinos ducere exercitum. dictatorem ante ex senatus consulto comitiorum habendorum causa dixerunt L. Aemilium Mamercinum; is magistrum equitum Q. Publilium Philonem dixit. dictatore comitia habente consules creati sunt T. Veturius Sp. Postumius. etsi belli pars cum Sidicinis restabat, tamen, ut beneficio praeuenirent desiderium plebis, de colonia deducenda Cales rettulerunt; factoque senatus consulto ut duo milia quingenti homines eo scriberentur, tres uiros coloniae deducendae agroque diuidundo creauerunt K. Duillium T. Quinctium M. Fabium.
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traduzione
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16 L'anno successivo, durante il consolato di Lucio Papirio Crasso e Cesone Duilio, si segnala per una guerra non tanto importante quanto priva di precedenti, combattuta con gli Ausoni, un popolo che abitava la citt? di Cales. Essi avevano unito le proprie forze con quelle dei vicini Sidicini: ma siccome l'esercito delle due genti era stato sconfitto in un'unica battaglia tutt'altro che memorabile, a causa della vicinanza delle rispettive citt? fu tanto pronto alla fuga quanto sicuro risult? il rifugio trovato nella fuga stessa. Ci? non ostante i senatori non smisero di curarsi di quella guerra, tante erano state le volte nelle quali i Sidicini avevano scatenato autonomamente la guerra o erano scesi al fianco di quanti l'avevano iniziata o ancora erano stati motivo di intervento armato. Perci? fecero quanto era in loro potere perch? Marco Valerio Corvo, il pi? grande comandante del tempo, raggiungesse per la quarta volta il consolato. A Corvo venne affiancato come collega Marco Atilio. E per evitare di incorrere in qualche errore della sorte, chiesero ai consoli di affidare la campagna a Corvo senza ricorrere al sorteggio. Dopo aver assunto il comando dell'esercito vittorioso lasciato dai consoli precedenti, part? alla volta di Cales dov'era scoppiata la guerra e, messi in fuga al primo assalto i nemici che non si erano ancora ripresi dallo scontro recente, si accinse ad attaccare le mura stesse della citt?. E per parte loro i soldati erano cos? animosi da desiderare di scalare immediatamente le mura: ripetevano di potercela fare. Ma Corvo, vedendo che si trattava di un'impresa ardua, prefer? portare a compimento il suo piano facendo lavorare gli uomini piuttosto che mettendone in pericolo le vite. Perci? fece costruire un terrapieno e tettoie mobili e ordin? di avvicinare le torri al muro, anche se una circostanza fortunata ne rese inutile l'impiego. Infatti Marco Fabio, un prigioniero romano, sfruttando la negligenza delle guardie in un giorno di festa, si liber? dei ceppi e, con una fune che aveva legato a un bastione del muro, si lasci? calare lungo il muro stesso fino ai dispositivi d'assedio dei Romani e convinse il generale ad attaccare i nemici storditi dal vino e dai festeggiamenti. Gli Ausoni e la loro citt? vennero catturati con uno sforzo non certo superiore a quello impiegato per sconfiggerli in battaglia. Il bottino realizzato fu di notevoli proporzioni; lasciata a Cales una guarnigione armata, le legioni furono ricondotte a Roma. Il console per decreto del senato celebr? il trionfo, e, per far s? che anche Atilio avesse parte di gloria, a entrambi i consoli venne data disposizione di condurre l'esercito contro i Sidicini. Prima per? - ricevuta disposizione in tal senso dal senato -, nominarono un dittatore incaricato di presiedere le elezioni: la loro scelta cadde su Lucio Emilio Mamercino, che nomin? maestro di cavalleria Quinto Publilio Filone. Dalle votazioni presiedute dal dittatore risultarono eletti consoli Tito Veturio e Spurio Postumio. I due magistrati, pur rimanendo ancora da affrontare parte della guerra con i Sidicini, ci? non ostante, sperando di anticipare i desideri del popolo e di rendere un servizio ai plebei, presentarono la proposta di insediare una colonia a Cales. Il senato decise che per quell'iniziativa dovessero essere iscritti cinquemila uomini, ed elesse Cesone Duilio, Tito Quinzio e Marco Fabio triumviri col c?mpito di fondare la colonia e di assegnare la terra.
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