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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita VIII, 28
 
originale
 
[28] Eo anno plebi Romanae uelut aliud initium libertatis factum est quod necti desierunt; mutatum autem ius ob unius feneratoris simul libidinem, simul crudelitatem insignem. L. Papirius is fuit, cui cum se C. Publilius ob aes alienum paternum nexum dedisset, quae aetas formaque misericordiam elicere poterant, ad libidinem et contumeliam animum accenderunt. [ut] florem aetatis eius fructum aduenticium crediti ratus, primo perlicere adulescentem sermone incesto est conatus; dein, postquam aspernabantur flagitium aures, minis territare atque identidem admonere fortunae; postremo, cum ingenuitatis magis quam praesentis condicionis memorem uideret, nudari iubet uerberaque adferri. quibus laceratus iuuenis cum se in publicum proripuisset, libidinem crudelitatemque conquerens feneratoris, ingens uis hominum cum aetatis miseratione atque indignitate iniuriae accensa, tum suae condicionis liberumque suorum respectu, in forum atque inde agmine facto ad curiam concurrit; et cum consules tumultu repentino coacti senatum uocarent, introeuntibus in curiam patribus laceratum iuuenis tergum procumbentes ad singulorum pedes ostentabant. uictum eo die ob impotentem iniuriam unius ingens uinculum fidei iussique consules ferre ad populum ne quis, nisi qui noxam meruisset, donec poenam lueret in compedibus aut in neruo teneretur; pecuniae creditae bona debitoris, non corpus obnoxium esset. ita nexi soluti, cautumque in posterum ne necterentur.
 
traduzione
 
28 Quell'anno fu per la plebe romana quasi l'inizio di una nuova libert?, perch? si cess? di imprigionare la gente per debiti. Il cambiamento fu dovuto alla smodata bramosia e insieme alla crudelt? di un unico usuraio, Lucio Papirio, cui si era dato in schiavit? Gaio Publilio a causa di un debito contratto dal padre. L'et? e la bellezza del giovane, qualit? che avrebbero potuto suscitare la misericordia del creditore, lo infiammarono alla libidine e all'oltraggio. E considerando il fiore della sua giovinezza come un ulteriore compenso al credito, sulle prime tent? di adescare il ragazzo con proposte oscene. Poi, dato che il giovane rifiutava di prestare orecchio all'infame profferta, prese a intimidirlo con minacce e a ricordargli ripetutamente la sua condizione. Alla fine, quando si rese conto che il ragazzo dava maggiore importanza alla sua libera origine che allo stato presente, ordin? di denudarlo e di farlo fustigare. Quando il giovane, straziato dai colpi, corse fuori tra la gente lamentandosi a gran voce della libidine e della crudelt? del creditore, si raccolse una massa di persone che, non solo presa da compassione per la sua giovane et? e indignata per l'affronto riservatogli, ma anche considerando la condizione propria e dei propri figli, si rivers? nel foro e di l?, in formazione compatta, si diresse verso la curia. E visto che i consoli furono obbligati dall'improvviso tumulto a convocare il senato, mentre i senatori entravano nella curia, la gente si inginocchi? davanti a ciascuno di essi, indicando la schiena martoriata del giovane. Quel giorno, per la tracotanza offensiva di un solo uomo venne infranto un potente vincolo, e ai consoli venne dato ordine di presentare di fronte al popolo la proposta che nessuno potesse pi? essere tenuto in ceppi o incarcerato, fatta eccezione per quanti avessero commesso qualche delitto, fino alla completa espiazione della pena; e che i beni soltanto, e non la persona del debitore, potessero essere presi come garanzia della somma dovuta. Cos? i prigionieri per debiti vennero liberati e per i giorni a venire furono vietate le carcerazioni per debiti.
 

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