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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita VIII, 36
 
originale
 
[36] Postquam dictator praeposito in urbe L. Papirio Crasso, magistro equitum Q. Fabio uetito quicquam pro magistratu agere, in castra rediit, neque ciuibus satis laetus aduentus eius fuit nec hostibus quicquam attulit terroris. namque postero die, seu ignari uenisse dictatorem seu adesset an abesset parui facientes, instructa acie ad castra accesserunt. ceterum tantum momenti in uno uiro L. Papirio fuit ut, si ducis consilia fauor subsecutus militum foret, debellari eo die cum Samnitibus potuisse pro haud dubio habitum sit; ita instruxit aciem [loco ac subsidiis], ita omni arte bellica firmauit; cessatum a milite ac de industria, ut obtrectaretur laudibus ducis, impedita uictoria est. plures Samnitium cecidere, plures Romani uolnerati sunt. sensit peritus dux quae res uictoriae obstaret: temperandum ingenium suum esse et seueritatem miscendam comitati. itaque adhibitis legatis ipse circuit saucios milites inserens in tentoria caput, singulosque ut sese haberet rogitans curam eorum nominatim legatis tribunisque et praefectis demandabat. rem per se popularem ita dextere egit, ut medendis corporibus animi multo prius militum imperatori reconciliarentur nec quicquam ad salubritatem efficacius fuerit quam quod grato animo ea cura accepta est. refecto exercitu cum hoste congressus haud dubia spe sua militumque ita fudit fugauitque Samnites ut ille ultimus eis dies conferendi signa cum dictatore fuerit. incessit deinde qua duxit praedae spes uictor exercitus perlustrauitque hostium agros, nulla arma, nullam uim nec apertam nec insidiis expertus. addebat alacritatem quod dictator praedam omnem edixerat militibus; nec ira magis publica quam priuatum compendium in hostem acuebat. his cladibus subacti Samnites pacem a dictatore petiere; cum quo pacti ut singula uestimenta militibus et annuum stipendium darent, cum ire ad senatum iussi essent, secuturos se dictatorem responderunt, unius eius fidei uirtutique causam suam commendantes. ita deductus ex Samnitibus exercitus.
 
traduzione
 
36 Quando il dittatore rientr? nell'accampamento dopo aver affidato a Lucio Papirio Crasso il comando in citt? e aver vietato al maestro di cavalleria Quinto Fabio di prendere qualunque iniziativa inerente alla sua carica, il suo arrivo non fu troppo gradito ai concittadini, n? spavent? minimamente il nemico. E infatti il giorno seguente, sia perch? non sapevano che il dittatore era rientrato, sia perch? non attribuivano grossa importanza al fatto che egli fosse presente o meno, si avvicinarono all'accampamento schierati in ordine di battaglia. Ma l'importanza attribuita a un solo uomo, Lucio Papirio, era tanta che, se il favore dei soldati avesse assecondato i piani del loro comandante, certo quel giorno la guerra coi Sanniti avrebbe potuto esser portata a compimento: tale fu l'abilit? dimostrata da Papirio nello schierare le truppe, proteggendole con la scelta di un luogo favorevole e dei rincalzi, e impiegando ogni accorgimento tattico. Ma gli uomini non si impegnarono, e a bella posta la vittoria fu gettata al vento per screditare il comandante. Tra i Sanniti ci furono pi? vittime, pi? feriti tra i Romani. L'esperto comandante comprese quale fosse l'ostacolo sulla via della vittoria: avrebbe dovuto moderare la propria indole e contemperare il rigore con un po' di umanit?. E cos?, accompagnato dai luogotenenti, visit? di persona i soldati feriti, e mettendo la testa dentro le tende domandava a ciascuno come stesse; indicando il nome di ognuno di essi, ne affidava la cura a luogotenenti, tribuni e prefetti. L'iniziativa era gi? di per s? popolare, ma Papirio la condusse in maniera cos? abile che, curando i corpi dei suoi uomini, conquist? rapidamente il loro favore, e niente acceler? la loro guarigione quanto l'entusiasmo con il quale essi accolsero quell'interessamento. Quando le condizioni della truppa furono ristabilite, Papirio affront? il nemico senza alcun dubbio sugli esiti dello scontro: i Sanniti vennero travolti e messi in fuga in modo cos? netto che quello fu il loro ultimo scontro con il dittatore. L'esercito vincitore si spost? poi nella zona dove c'era qualche speranza di fare bottino: attravers? il territorio nemico, senza mai trovare resistenza armata, n? allo scoperto n? in imboscate. L'operosit? dei soldati era accresciuta dalla promessa del dittatore di lasciare loro l'intero bottino, e l'idea di un guadagno individuale li spingeva contro il nemico pi? del furore patriottico. Scoraggiati da queste disfatte, i Sanniti chiesero la pace al dittatore, con il quale concordarono di dare a ogni soldato un'uniforme e la paga di un anno; e avendo da lui ricevuto l'ordine di presentarsi di fronte al senato, essi risposero che avrebbero seguito il dittatore, affidando la propria causa unicamente alla sua lealt? e al suo senso dell'onore. Cos? l'esercito venne richiamato dal Sannio.
 

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