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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cesare
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De bello gallico IV,29
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originale
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[29] Eadem nocte accidit ut esset luna plena, qui dies a maritimos aestus maximos in Oceano efficere consuevit, nostrisque id erat incognitum. Ita uno tempore et longas naves, [quibus Caesar exercitum transportandum curaverat,] quas Caesar in aridum subduxerat, aestus complebat, et onerarias, quae ad ancoras erant deligatae, tempestas adflictabat, neque ulla nostris facultas aut administrandi aut auxiliandi dabatur. Compluribus navibus fractis, reliquae cum essent funibus, ancoris reliquisque armamentis amissis ad navigandum inutiles, magna, id quod necesse erat accidere, totius exercitus perturbatio facta est. Neque enim naves erant aliae quibus reportari possent, et omnia deerant quae ad reficiendas naves erant usui, et, quod omnibus constabat hiemari in Gallia oportere, frumentum in his locis in hiemem provisum non erat.
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traduzione
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Capit? che quella notte stessa ci fosse luna piena, momento in cui la marea nell'Oceano ? pi? alta, e i nostri non lo sapevano. Cos?, nello stesso tempo, la marea sommerse le navi da guerra impiegate per trasportare l'esercito e poi tirate in secco, mentre la tempesta sbatteva l'una contro l'altra le imbarcazioni da carico, che erano all'?ncora, senza che i nostri avessero la minima possibilit? di manovrare o porvi rimedio. Molte navi rimasero danneggiate, le altre, perse le funi, le ancore e il resto dell'attrezzatura, erano inutilizzabili: un profondo turbamento, com'era inevitabile, si impadron? di tutto l'esercito. Non c'erano, infatti, altre navi con cui ritornare, mancava tutto il necessario per riparare le barche danneggiate e, poich? tutti pensavano che si dovesse svernare in Gallia, sull'isola non si era provvisto il grano per l'inverno.
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