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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Livio
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Ab urbe condita IX, 6
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originale
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[6] Primi consules prope seminudi sub iugum missi; tum ut quisque gradu proximus erat, ita ignominiae obiectus; tum deinceps singulae legiones. Circumstabant armati hostes, exprobrantes eludentesque; gladii etiam plerisque intentati, et uolnerati quidam necatique, si uoltus eorum indignitate rerum acrior uictorem offendisset. Ita traducti sub iugum et quod paene grauius erat per hostium oculos, cum e saltu euasissent, etsi uelut ab inferis extracti tum primum lucem aspicere uisi sunt, tamen ipsa lux ita deforme intuentibus agmen omni morte tristior fuit. Itaque cum ante noctem Capuam peruenire possent, incerti de fide sociorum et quod pudor praepediebat circa uiam haud procul Capua omnium egena corpora humi prostrauerunt. Quod ubi est Capuam nuntiatum, euicit miseratio iusta sociorum superbiam ingenitam Campanis. Confestim insignia sua consulibus, [fasces, lictores,] arma, equos, uestimenta, commeatus militibus benigne mittunt; et uenientibus Capuam cunctus senatus populusque obuiam egressus iustis omnibus hospitalibus priuatisque et publicis fungitur officiis. Neque illis sociorum comitas uoltusque benigni et adloquia non modo sermonem elicere sed ne ut oculos quidem attollerent aut consolantes amicos contra intuerentur efficere poterant; adeo super maerorem pudor quidam fugere conloquia et coetus hominum cogebat. Postero die cum iuuenes nobiles missi a Capua ut pro ficiscentes ad finem Campanum prosequerentur reuertissent uocatique in curiam percontantibus maioribus natu multo sibi maestiores et abiectiores animi uisos referrent: adeo silens ac prope mutum agmen incessisse; iacere indolem illam Romanam ablatosque cum armis animos; non reddere salutem, [non salutantibus dare responsum,] non hiscere quemquam prae metu potuisse, tamquam ferentibus adhuc ceruicibus iugum sub quod missi essent; habere Samnites uictoriam non praeclaram solum sed etiam perpetuam; cepisse enim eos non Romam, sicut ante Gallos, sed, quod multo bellicosius fuerit, Romanam uirtutem ferociamque,?
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traduzione
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6 I consoli furono i primi a esser fatti passare seminudi sotto il giogo; poi, in ordine di grado, tutti gli ufficiali vennero esposti all'infamia, e alla fine le singole legioni una dopo l'altra. I nemici stavano intorno con le armi in pugno, lanciando insulti e dileggiando i Romani. Molti vennero minacciati con le spade, e alcuni furono anche feriti e uccisi, se l'espressione troppo risentita dei loro volti a causa di quell'oltraggio offendeva il vincitore.
Cos? furono fatti passare sotto il giogo, e - cosa questa quasi ancora pi? penosa - proprio sotto gli occhi dei nemici. Una volta usciti dalla gola, pur sembrando loro di vedere per la prima volta la luce come se fossero emersi dagli inferi, ci? non ostante la luce in s? e per s? fu pi? dolorosa di ogni tipo di morte, al vedere una schiera ridotta in quello stato. E cos?, anche se avrebbero potuto raggiungere Capua prima di notte, dubitando dell'affidabilit? degli alleati e trattenuti dalla vergogna, lungo la strada che porta alla citt? abbandonarono a terra i loro corpi ormai bisognosi di tutto. Quando a Capua arriv? la notizia del vergognoso episodio, l'arroganza congenita dei Campani venne meno di fronte alla naturale compassione nei confronti degli alleati. Inviarono immediatamente ai consoli le insegne della loro carica; ai soldati offrirono invece armi, cavalli, vestiti e cibo, e al loro arrivo si fecero loro incontro tutto il senato e il popolo, adempiendo cos? a ogni tipo di obbligo formale in materia di ospitalit? pubblica e privata. Ma n? l'umanit? degli alleati n? la benevolenza dei volti poterono strappare una parola ai Romani, che nemmeno sollevavano gli occhi da terra per rivolgere uno sguardo agli amici che si sforzavano di consolarli. A tal punto la vergogna, ancor pi? dell'amarezza, li spingeva a evitare la conversazione e la compagnia degli esseri umani.
Il giorno dopo alcuni giovani esponenti della nobilt? vennero inviati col c?mpito di scortare fino al confine della Campania quelli che stavano partendo; al rientro, convocati in senato, rispondendo alle domande degli anziani, riferirono che i Romani avevano dato l'impressione di essere ancora pi? avviliti e mesti, tanto silenziosamente camminavano, come fossero diventati muti. Il fiero carattere romano era prostrato, e insieme alle armi aveva perso anche il coraggio. Nessuno aveva avuto la forza di ricambiare il saluto, di rispondere, di aprir bocca per lo sgomento, come se portassero ancora al collo il giogo sotto il quale erano stati fatti passare. La vittoria ottenuta dai Sanniti non era stata soltanto clamorosa, ma anche duratura nel tempo, perch? avevano privato il nemico non tanto di Roma (come in passato i Galli), quanto piuttosto della virt? e dell'orgoglio romano, e questo dimostrava ancor di pi? il loro valore.
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