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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita IX, 10
 
originale
 
[10] Mouit patres conscriptos cum causa tum auctor, nec ceteros solum sed tribunos etiam plebei, ut se in senatus dicerent fore potestate. Magistratu inde se extemplo abdicauerunt traditique fetialibus cum ceteris Caudium ducendi. Hoc senatus consulto facto lux quaedam adfulsisse ciuitati uisa est. Postumius in ore erat; eum laudibus ad caelum ferebant, deuotioni P. Deci consulis, aliis claris facinoribus aequabant: emersisse ciuitatem ex obnoxia pace illius consilio et opera; ipsum se cruciatibus et hostium irae offerre piaculaque pro populo Romano dare. Arma cuncti spectant et bellum: en unquam futurum, ut congredi armatis cum Samnite liceat? in ciuitate ira odioque ardente dilectus prope omnium uoluntariorum fuit. Rescriptae ex eodem milite nouae legiones ductusque ad Caudium exercitus. Praegressi fetiales ubi ad portam uenere, uestem detrahi pacis sponsoribus iubent, manus post tergum uinciri. Cum apparitor uerecundia maiestatis Postumi laxe uinciret, "quin tu" inquit "adduces lorum, ut iusta fiat deditio?" tum ubi in coetum Samnitium et ad tribunal uentum Ponti est, A. Cornelius Aruina fetialis ita uerba fecit. "quandoque hisce homines iniussu populi Romani Quiritium foedus ictum iri spoponderunt atque ob eam rem noxam nocuerunt, ob eam rem quo populus Romanus scelere impio sit solutus hosce homines uobis dedo." haec dicenti fetiali Postumius genu femur quanta maxime poterat ui perculit et clara uoce ait se Samnitem ciuem esse, illum legatum [fetialem] a se contra ius gentium uiolatum; eo iustius bellum gesturos.
 
traduzione
 
10 A convincere i senatori furono sia la validit? degli argomenti portati, sia l'autorevolezza della persona in questione. E non soltanto si persuasero tutti gli altri, ma anche i tribuni, al punto di dichiararsi disposti ad assecondare l'autorit? del senato. Perci? rinunciarono immediatamente alla carica e vennero affidati ai feziali insieme agli altri per essere condotti a Caudio. Una volta presa questa decisione da parte del senato, sembr? che su Roma risplendesse una nuova luce. Postumio era sulla bocca di tutti: lo innalzavano al cielo a forza di elogi, mentre il suo gesto veniva paragonato al sacrificio del console Publio Decio e ad altre imprese di vaglio: la gente sosteneva che Roma si era sottratta a una pace umiliante grazie al suo acume e al suo operato. Si offriva spontaneamente alle vessazioni e al risentimento dei nemici, immolandosi come capro espiatorio per il popolo romano. Tutti pensavano solo alle armi e alla guerra: non sarebbe quindi mai arrivata l'occasione di affrontare i Sanniti con le armi in pugno? Nella citt? infiammata dalla rabbia e dal risentimento venne arruolato un esercito composto quasi esclusivamente di volontari. Con gli stessi effettivi di prima vennero messe insieme nuove legioni, e l'esercito fu condotto nei pressi di Caudio. I feziali vennero mandati avanti: una volta arrivati alle porte, ordinarono che i garanti della pace venissero spogliati e che fossero loro legate le mani dietro la schiena. Dato che un attendente, per il rispetto nei confronti del prestigio di Postumio, lo legava in maniera troppo fiacca, questi disse: ?Che aspetti a stringere la corda, cos? che la consegna sia regolare??. Quando poi giunsero di fronte alla folla dei Sanniti e alla tribuna di Ponzio, il feziale Aulo Cornelio Arvina pronunci? queste parole: ?Siccome questi uomini hanno garantito la conclusione di un trattato pur non avendo l'autorizzazione del popolo romano dei Quiriti, e proprio per questo si sono macchiati di una colpa, di conseguenza, perch? il popolo romano sia libero da una colpa scellerata, io vi consegno questi uomini?. Mentre il feziale pronunciava queste parole, Postumio col ginocchio gli colp? la gamba il pi? forte possibile, e ad alta voce grid? di essere cittadino sannita e di aver offeso quell'ambasciatore feziale contro il diritto delle genti: per questo i Romani avrebbero avuto un pi? giusto motivo per fare guerra.
 

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