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Ovidio - database
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Livio
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Ab urbe condita IX, 27
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originale
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[27] Earum fama rerum, magis tamen spes Campanae defectionis, in quam coniuratum erat, Samnites in Apuliam uersos rursus ad Caudium reuocauit, ut inde ex propinquo, si qui motus occasionem aperiret, Capuam Romanis eriperent. Eo consules cum ualido exercitu uenerunt. Et primo circa saltus, cum utrimque ad hostem iniqua uia esset, cunctati sunt; deinde Samnites per aperta loca breui circuitu in loca plana [Campanos campos] agmen demittunt ibique primum castra in conspectum hostibus data, deinde leuibus proeliis equitum saepius quam peditum utrimque periculum factum; nec aut euentus eorum Romanum aut morae, qua trahebant bellum, paenitebat. Samnitium contra ducibus et carpi paruis cottidie damnis et senescere dilatione belli uires suae uidebantur. Itaque in aciem procedunt equitibus in cornua diuisis, quibus praeceptum erat intentiores ad respectum castrorum, ne qua eo uis fieret, quam ad proelium starent: aciem pedite tutam fore. Consulum Sulpicius in dextro, Poetelius in laeuo cornu consistunt. Dextra pars, qua et Samnites raris ordinibus aut ad circumeundos hostes aut ne ipsi circumirentur constiterant, latius patefacta stetit; sinistris, praeterquam quod confertiores steterant, repentino consilio Poeteli consulis additae uires, qui subsidiarias cohortes, quae integrae ad longioris pugnae casus reseruabantur, in primam aciem extemplo emisit uniuersique hostem primo impetu uiribus impulit. Commota pedestri acie Samnitium eques in pugnam succedit. In hunc transuerso agmine inter duas acies se inferentem Romanus equitatus concitat equos signaque et ordines peditum atque equitum confundit, donec uniuersam ab ea parte auertit aciem. In eo cornu non Poetelius solus sed Sulpicius etiam hortator adfuerat, auectus ab suis nondum conserentibus manus ad clamorem a sinistra parte prius exortum. Vnde haud dubiam uictoriam cernens cum ad suum cornu tenderet cum mille ducentis uiris, dissimilem ibi fortunam inuenit, Romanos loco pulsos, uictorem hostem signa in perculsos inferentem. Ceterum omnia mutauit repente consulis aduentus; nam et conspectu ducis refectus militum est animus, et maius quam pro numero auxilium aduenerat fortes uiri, et partis alterius uictoria audita mox uisa etiam proelium restituit. Tota deinde iam uincere acie Romanus et omisso certamine caedi capique Samnites, nisi qui Maleuentum, cui nunc urbi Beneuentum nomen est, perfugerunt. Ad triginta milia caesa aut capta Samnitium proditum memoriae est.
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traduzione
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27 La notizia di questi eventi, ma pi? ancora la speranza di una defezione della Campania (e il complotto era stato ordito in questa direzione), fece di nuovo convergere su Caudio i Sanniti diretti verso l'Apulia; si proponevano cos? di essere pi? vicini a Capua e di tentare di strapparla ai Romani, nel caso in cui qualche contrasto interno ne avesse offerto l'occasione. I consoli si diressero in quella zona con un forte esercito. In un primo tempo i due schieramenti indugiarono in prossimit? delle gole, perch? era un rischio per entrambi marciare dritti contro il nemico. Poi i Sanniti, dopo una lieve diversione in zone aperte, scesero verso la pianura, nelle terre campane, dove in un primo tempo collocarono l'accampamento in vista del nemico, per poi mettere reciprocamente alla prova le rispettive forze in scaramucce di poco conto, pi? spesso ingaggiate dalla fanteria che dalla cavalleria. Ai Romani non dispiaceva n? l'esito di queste schermaglie n? che la guerra andasse per le lunghe. Ai comandanti sanniti sembrava invece che le loro forze venissero ridotte dalle perdite quotidiane, che si logorassero per il protrarsi del conflitto.
Per questo uscirono allo scoperto schierandosi in ordine di battaglia, e divisero la cavalleria disponendola sulle due ali, con l'ordine di badare all'accampamento alle spalle piuttosto che alla battaglia in corso (per evitare appunto un assalto nemico in quella direzione). Per garantire saldezza al fronte avanzato dello schieramento sarebbe bastata la fanteria. Dei due consoli, Sulpicio occup? l'ala destra, Petelio la sinistra. Sulla destra i contingenti vennero schierati con intervalli pi? ampi, perch? anche i Sanniti avevano disposto in quel settore i loro reparti in ordine pi? rado, vuoi per aggirare il nemico, vuoi per non essere aggirati a loro volta. A sinistra, oltre al fatto che le file erano gi? di per s? pi? serrate, il console Petelio decise all'improvviso di aggiungere nuovi contingenti, mandando s?bito in prima linea le coorti dei riservisti, che di norma venivano mantenute integre per eventuali prolungamenti dello scontro. Impiegando tutte le forze a disposizione, al primo urto, costrinse il nemico a indietreggiare. Vedendo che le linee della fanteria stavano vacillando, i cavalieri sanniti si fecero avanti subentrando nello scontro. Contro di loro che avanzavano dai fianchi fra le due prime linee si lanci? la cavalleria romana, seminando lo scompiglio tra i reparti e le file di fanti e cavalieri, fino a mettere in rotta da quella parte l'intero fronte sannita. All'ala sinistra era venuto a incitare le truppe non soltanto Petelio, ma, udito l'urlo levatosi per primo da quella parte, anche Sulpicio, che aveva lasciato i suoi uomini ancora inattivi. Quando constat? che in quel settore la vittoria era ormai sicura, torn? verso la sua ala con 1.200 uomini. L? per? trov? una situazione molto diversa, perch? i Romani erano stati costretti a indietreggiare e i nemici vittoriosi incalzavano i suoi ormai allo sbando. Ma all'improvviso le cose cambiarono radicalmente con l'arrivo del console: vedendo infatti il loro comandante, i soldati ripresero coraggio, e poi il validissimo contingente arrivato con lui costitu? un supporto ben pi? massiccio di quanto il suo numero non facesse prevedere. E quando infine udirono - e videro coi loro occhi - che l'altra ala aveva avuto la meglio, rimisero in piedi le sorti dello scontro. Ormai i Romani stavano prevalendo su tutta la linea e i Sanniti, smesso il combattimento, vennero uccisi o fatti prigionieri, fatta eccezione per quelli che ripararono a Malevento, la citt? che oggi si chiama Benevento. Stando alla tradizione, 30.000 Sanniti sarebbero stati uccisi o fatti prigionieri.
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