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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita X, 1
 
originale
 
[1] L. Genucio Ser. Cornelio consulibus ab externis ferme bellis otium fuit. Soram atque Albam coloniae deductae. Albam in Aequos sex milia colonorum scripta: Sora agri Volsci fuerat sed possederant Samnites; eo quattuor milia hominum missa. Eodem anno Arpinatibus Trebulanisque ciuitas data. Frusinates tertia parte agri damnati, quod Hernicos ab eis sollicitatos compertum, capitaque coniurationis eius quaestione ab consulibus ex senatus consulto habita uirgis caesi ac securi percussi. Tamen ne prorsus imbellem agerent annum, parua expeditio in Vmbria facta est, quod nuntiabatur ex spelunca quadam excursiones armatorum in agros fieri. In eam speluncam penetratum cum signis est et ex ea, loco obscuro, multa uolnera accepta maximeque lapidum ictu, donec altero specus eius ore? nam peruius erat?inuento utraeque fauces congestis lignis accensae. Ita intus fumo ac uapore ad duo milia armatorum, ruentia nouissime in ipsas flammas, dum euadere tendunt, absumpta. M. Liuio Dentre Aemilio consulibus redintegratum Aequicum bellum. Coloniam aegre patientes uelut arcem suis finibus impositam, summa ui expugnare adorti ab ipsis colonis pelluntur. Ceterum tantum Romae terrorem fecere, quia uix credibile erat tam adfectis rebus solos per se Aequos ad bellum coortos, ut tumultus eius causa dictator diceretur C. Iunius Bubulcus. Cum M. Titinio magistro equitum profectus primo congressu Aequos subegit ac die octauo triumphans in urbem cum redisset aedem Salutis, quam consul uouerat censor locauerat, dictator dedicauit.
 
traduzione
 
1 Durante il consolato di Lucio Genucio e di Servio Cornelio la tregua da guerre esterne fu quasi completa. Vennero fondate le colonie di Sora e di Alba. Ad Alba, che si trovava nel territorio degli Equi, furono inviati 6.000 coloni. Sora aveva fatto in passato parte del territorio dei Volsci, per poi essere occupata dai Sanniti. L? vennero inviati 4.000 uomini. Nel corso degli stessi anni venne concessa la cittadinanza romana agli abitanti di Arpino e di Trebula. Gli abitanti di Frusino furono invece condannati alla perdita di un terzo del loro territorio, perch? emerse che avevano spinto gli Ernici a ribellarsi: dopo un'inchiesta condotta dai consoli su incarico del senato, i capi del complotto furono frustati e decapitati. Ci? non ostante, a far s? che l'anno non trascorresse del tutto senza episodi militari, ci fu una modesta spedizione in Umbria; era infatti giunta notizia di una banda armata che, partendo da una caverna, compiva scorrerie per le campagne. Truppe romane raggiunsero la caverna, ma per l'oscurit? sulle prime subirono molte ferite, fino a quando non scoprirono un altro accesso percorribile in entrambe le direzioni, e appiccarono il fuoco a cataste di legna alle due imboccature. E cos? i 2.000 uomini circa che si trovavano all'interno della grotta, costretti a gettarsi attraverso le fiamme, alla fine morirono soffocati dal fumo e dal calore nel tentativo di uscire. Durante il consolato di Marco Livio Dentre e di Marco Emilio riprese la guerra contro gli Equi. Poich? non accettavano la colonia romana, quasi una roccaforte di Roma all'interno del loro territorio, gli Equi tentarono con ogni mezzo di espugnarla, venendo per? respinti dai coloni stessi. Ma a Roma la cosa cre? una tale apprensione - sembrava impossibile che gli Equi, nel loro misero stato, avessero affrontato la guerra basandosi soltanto sulle proprie forze -, che per far fronte a quell'insurrezione venne nominato dittatore Gaio Giunio Bubulco. Questi, partito col maestro di cavalleria Marco Titinio, al primo scontro ebbe la meglio sugli Equi e, rientrato a Roma in trionfo dopo otto giorni, inaugur? come dittatore il tempio alla Salute che aveva promesso in voto quand'era console e la cui costruzione aveva dato in appalto al tempo della sua censura.
 

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