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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita X, 15
 
originale
 
[15] Samnitibus Apuli se ante proelium coniunxissent, ni P. Decius consul iis ad Maleuentum castra obiecisset, extractos deinde ad certamen fudisset. Ibi quoque plus fugae fuit quam caedis; duo milia Apulorum caesa; spretoque eo hoste Decius in Samnium legiones duxit. Ibi duo consulares exercitus diuersis uagati partibus omnia spatio quinque mensum euastarunt. Quinque et quadraginta loca in Samnio fuere, in quibus Deci castra fuerunt, alterius consulis sex et octoginta; nec ualli tantum ac fossarum uestigia relicta sed multo alia illis insigniora monumenta uastitatis circa regionumque depopulatarum. Fabius etiam urbem Cimetram cepit. Ibi capta armatorum duo milia nongenti, caesi pugnantes ferme nongenti triginta. Inde comitiorum causa Romam profectus maturauit eam rem agere. Cum primo uocatae Q. Fabium consulem dicerent omnes centuriae, Ap. Claudius, consularis candidatus, uir acer et ambitiosus, non sui magis honoris causa quam ut patricii reciperarent duo consularia loca, cum suis tum totius nobilitatis uiribus incubuit ut se cum Q. Fabio consulem dicerent. Fabius primo de se eadem fere quae priore anno dicendo abnuere. Circumstare sellam omnis nobilitas; orare ut ex caeno plebeio consulatum extraheret maiestatemque pristinam cum honori tum patriciis gentibus redderet. Fabius silentio facto media oratione studia hominum sedauit; facturum enim se fuisse dixit ut duorum patriciorum nomina reciperet, si alium quam se consulem fieri uideret; nunc se suam rationem comitiis, cum contra leges futurum sit, pessimo exemplo non habiturum. Ita L. Volumnius de plebe cum Ap. Claudio consul est factus, priore item consulatu inter se comparati. Nobilitas obiectare Fabio fugisse eum Ap. Claudium collegam, eloquentia ciuilibusque artibus haud dubie praestantem.
 
traduzione
 
15 Prima della battaglia, ai Sanniti si sarebbero uniti gli Apuli, se solo il console Publio Decio non si fosse accampato di fronte a loro a Malevento, e non li avesse attirati a combattere e duramente sconfitti. Anche in questo caso la fuga fu pi? grossa del massacro: vennero uccisi 2.000 Apuli. Lasciando poi da parte quel nemico, Decio guid? le sue legioni nel Sannio. L? i due eserciti consolari, sparpagliandosi in zone diverse, in cinque mesi misero a ferro e fuoco tutta la regione. Decio si accamp? in quarantacinque punti diversi del Sannio, l'altro console in ottantasei. E non rimasero soltanto le tracce della trincea e del terrapieno, ma in tutte le regioni saccheggiate i segni delle devastazioni furono ben pi? evidenti. Fabio espugn? anche la citt? di Cimetra, dove vennero fatti prigionieri 2.900 soldati e uccisi circa 930 nemici nello scontro. Fabio and? poi a Roma per presiedere le elezioni, compiendo rapidamente le operazioni connesse. Poich? le prime centurie chiamate al voto designavano tutte Quinto Fabio come console, Appio Claudio, candidato alla carica, energico e ambizioso com'era, impieg? tutte le proprie risorse e quelle dell'intero patriziato per farsi nominare console assieme a Quinto Fabio, non tanto perch? gli premesse la carica, quanto piuttosto perch? i patrizi si riappropriassero dei due posti di console. Sulle prime Fabio rifiutava l'incarico, con gli stessi argomenti dell'anno precedente. Fu allora che l'intera nobilt? si avvicin? al suo scranno, pregandolo di tirare fuori il consolato dal fango plebeo, e di restituire la nobilt? di un tempo sia alla carica sia alle famiglie patrizie. Imposto il silenzio, Fabio con un discorso molto equilibrato plac? l'animosit? delle parti in causa. Disse infatti che avrebbe accettato come validi i nomi dei due patrizi, se solo avessero eletto console una persona che non fosse lui. Non avrebbe per? ritenuta valida la propria elezione, per il cattivo esempio che sarebbe venuto da una violazione della legge. Cos?, assieme ad Appio Claudio venne eletto console il plebeo Lucio Volumnio (i due si erano gi? trovati a fianco in un precedente consolato). I nobili accusarono Fabio di aver voluto evitare un collega come Appio Claudio che gli sarebbe senza dubbio stato superiore per capacit? oratorie e per doti politiche.
 

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