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Ovidio


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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita X, 32
 
originale
 
[32] Q. Fabium P. Decium L. Postumius Megellus et M. Atilius Regulus consules secuti sunt. Samnium ambobus decreta prouincia est, quia tres scriptos hostium exercitus, uno Etruriam, altero populationes Campaniae repeti, tertium tuendis parari finibus, fama erat. Postumium ualetudo aduersa Romae tenuit; Atilius extemplo profectus, ut in Samnio hostes?ita enim placuerat patribus?nondum egressos opprimeret. uelut ex composito ibi obuium habuere hostem, ubi et intrare ipsi Samnitium agrum prohiberentur et egredi inde in pacata sociorumque populi Romani fines Samnitem prohiberent. Cum castra castris conlata essent, quod uix Romanus totiens uictor auderet, ausi Samnites sunt ?tantum desperatio ultima temeritatis facit?castra Romana oppugnare, et quamquam non uenit ad finem tam audax inceptum, tamen haud omnino uanum fuit. Nebula erat ad multum diei densa adeo ut lucis usum eriperet non prospectu modo extra uallum adempto sed propinquo etiam congredientium inter se conspectu. Hac uelut latebra insidiarum freti Samnites uixdum satis certa luce et eam ipsam premente caligine ad stationem Romanam in porta segniter agentem uigilias perueniunt. Improuiso oppressis nec animi satis ad resistendum nec uirium fuit. Ab tergo castrorum decumana porta impetus factus; itaque captum quaestorium quaestorque ibi L. Opimius Pansa occisus. Conclamatum inde ad arma.
 
traduzione
 
32 A Quinto Fabio e Publio Decio seguirono come consoli Lucio Postumio Megello e Marco Atilio Regolo. Vennero entrambi inviati nel Sannio, perch? correva voce che i nemici avessero arruolato tre eserciti, e cio? uno per ritornare in Etruria, uno per riprendere a devastare le terre della Campania e uno per difendere il proprio territorio. Postumio venne trattenuto a Roma da una malattia. Atilio, ligio alle decisioni prese dal senato, part? invece immediatamente per piegare la resistenza dei nemici prima che uscissero dal Sannio. Quasi ci fosse stato un accordo preliminare, i Romani incontrarono i nemici in un punto in cui era loro sbarrato l'accesso in territorio sannita, ma nel quale impedivano ai Sanniti di scendere verso le zone assoggettate e nei territori degli alleati del popolo romano. Accampatisi gli uni a ridosso degli altri, i Sanniti ebbero il coraggio di mettere in pratica - questo ? il grado di temerariet? cui spinge la disperazione! - ci? che avrebbero a malapena osato i Romani gi? tante volte vincitori, cio? un attacco all'accampamento nemico. E un'iniziativa tanto audace, pur non avendo raggiunto gli scopi prefissati, tuttavia non fu del tutto priva di efficacia. Fino a giorno inoltrato ci fu una nebbia cos? spessa da rendere quasi nulla la visibilit?, impedendo di vedere non soltanto ci? che avveniva al di l? della trincea, ma anche quelli che poco pi? in l? vi si avvicinavano procedendo gli uni accanto agli altri. I Sanniti, sfruttando questa nebbia come una copertura alla loro imboscata, alle prime e incerte luci dell'alba (per di pi? offuscata dalla caligine), arrivarono nei pressi della garitta dove la sentinella vigilava con scarsa attenzione la porta. Sorpresi dall'attacco improvviso, i Romani non ebbero n? la prontezza di riflessi n? la forza sufficienti per opporre resistenza. Alle loro spalle ci fu un'irruzione attraverso la porta decumana, che port? cos? alla cattura della tenda del questore e all'uccisione del questore stesso, Lucio Opimio Pansa. Fu allora che venne dato l'allarme.
 

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