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Ovidio - database
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Livio
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Ab urbe condita X, 36
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originale
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[36] In medium sarcinas coniciunt; armati suis quisque ordinibus instruunt aciem. Iam exiguum inter duas acies erat spatium, et stabant exspectantes, dum ab hostibus prius impetus, prius clamor inciperet. Neutris animus est ad pugnandum, diuersique integri atque intacti abissent, ni cedenti instaturum alterum timuissent. Sua sponte inter inuitos tergiuersantesque segnis pugna clamore incerto atque impari coepit; nec uestigio quisquam mouebatur. Tum consul Romanus, ut rem excitaret, equitum paucas turmas extra ordinem immisit; quorum cum plerique delapsi ex equis essent, et alii turbati et a Samnitium acie ad opprimendos eos qui ceciderant et ad suos tuendos ab Romanis procursum est. Inde paulum inritata pugna est; sed aliquanto et impigre magis et plures procurrerant Samnites et turbatus eques sua ipse subsidia territis equis proculcauit. Hinc fuga coepta totam auertit aciem Romanam; iamque in terga fugientium Samnites pugnabant, cum consul equo praeuectus ad portam castrorum ac statione equitum ibi opposita edictoque ut quicumque ad uallum tenderet, siue ille Romanus siue Samnis esset, pro hoste haberent, haec ipse minitans obstitit profuse tendentibus suis in castra. "quo pergis" inquit, "miles? et hic arma et uiros inuenies nec uiuo consule tuo nisi uictor castra intrabis; proinde elige cum ciue an hoste pugnare malis." haec dicente consule equites infestis cuspidibus circumfunduntur ac peditem in pugnam redire iubent. Non uirtus solum consulis sed fors etiam adiuuit, quod non institerunt Samnites spatiumque circumagendi signa uertendique aciem a castris in hostem fuit. Tum alii alios hortari ut repeterent pugnam; centuriones ab signiferis rapta signa inferre et ostendere suis paucos et ordinibus incompositis effuse uenire hostes. Inter haec consul manus ad caelum attollens uoce clara, ita ut exaudiretur, templum Ioui Statori uouet, si constitisset a fuga Romana acies redintegratoque proelio cecidisset uicissetque legiones Samnitium. Omnes undique adnisi ad restituendam pugnam, duces, milites, peditum equitumque uis. Numen etiam deorum respexisse nomen Romanum uisum; adeo facile inclinata res repulsique a castris hostes, mox etiam redacti ad eum locum in quo commissa pugna erat. Ibi obiacente sarcinarum cumulo, quas coniecerant in medium, haesere impediti; deinde, ne diriperentur res, orbem armatorum sarcinis circumdant. Tum uero eos a fronte urgere pedites, ab tergo circumuecti equites; ita in medio caesi captique. Captiuorum numerus fuit septem milium octingentorum, qui omnes nudi sub iugum missi; caesos rettulere ad quattuor milia octingentos. Ne Romanis quidem laeta uictoria fuit; recensente consule biduo acceptam cladem amissorum militum numerus relatus septem milium octingentorum. Dum haec in Apulia gerebantur, altero exercitu Samnites Interamnam, coloniam Romanam, quae uia Latina est, occupare conati urbem non tenuerunt; agros depopulati cum praedam aliam inde mixtam hominum atque pecudum colonosque captos agerent, in uictorem incidunt consulem ab Luceria redeuntem nec praedam solum amittunt sed ipsi longo atque impedito agmine incompositi caeduntur. Consul Interamnam edicto dominis ad res suas noscendas recipiendasque reuocatis et exercitu ibi relicto comitiorum causa Romam est profectus. Cui de triumpho agenti negatus honos et ob amissa tot milia militum et quod captiuos sine pactione sub iugum misisset.
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traduzione
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36 Accatastati i bagagli nel mezzo, si armarono e si disposero in ordine di battaglia nei rispettivi reparti. Lo spazio tra i due eserciti era ormai molto ridotto, ed entrambi erano fermi nell'attesa che i nemici levassero il grido di battaglia e si lanciassero all'assalto. Ma da una parte e dall'altra non c'era alcuna inclinazione allo scontro, e si sarebbero allontanati in direzioni opposte intatti e illesi, se solo non avessero temuto che il nemico si avventasse su quanti si stavano ritirando. Fra quei soldati poco ispirati e incerti la battaglia inizi? meccanicamente e in sordina, con un grido n? unanime n? convinto, e con nessuno che si muovesse dal proprio posto.
Allora il console romano, per suscitare le energie, sped? fuori dalle file alcuni squadroni di cavalleria. Ma poich? buona parte di essi vennero sbalzati da cavallo e altri gettati nello scompiglio, dallo schieramento sannita ci fu chi accorse per finire i cavalieri caduti, e dalla parte romana intervennero in aiuto dei compagni. La battaglia prese allora vigore. Ma i Sanniti erano accorsi pi? numerosi e con maggiore determinazione, e i cavalieri romani trascinati dai cavalli imbizzarriti calpestavano quegli stessi compagni arrivati in loro soccorso. Da quel momento cominci? la fuga, che coinvolse l'intero schieramento romano. E i Sanniti stavano gi? attaccando alle spalle i fuggitivi, quando il console and? a cavallo di fronte alla porta dell'accampamento, vi lasci? una guarnigione di cavalieri cui diede il c?mpito di trattare da nemici chiunque - romano o sannita - si fosse avvicinato alla trincea, e quindi and? anch'egli a sbarrare la strada ai suoi uomini che stavano cercando di raggiungere disordinatamente l'accampamento, rivolgendo loro parole minacciose: ?Dove andate, soldati? Anche l? vi troverete di fronte armi e uomini, e finch? il vostro console sar? vivo, non entrerete nell'accampamento se non da vincitori: scegliete se preferite scontrarvi con dei concittadini o con dei nemici?.
Mentre il console pronunciava queste parole, i cavalieri circondarono i fanti brandendo le lance, e ingiunsero loro di tornare a combattere. A venire in aiuto non fu solo il valore del console, ma anche il destino, perch? i nemici non affondarono l'inseguimento, e ci fu cos? il tempo per voltare le insegne e per rivolgere il fronte dall'accampamento al nemico. I Romani si misero allora a incitarsi l'uno con l'altro e a rigettarsi nella mischia: i centurioni strappavano le insegne agli alfieri e le portavano avanti, gridando ai compagni che i nemici erano pochi e venivano allo sbaraglio con i reparti allo sbando. Nel frattempo il console, levando le mani al cielo e alzando la voce in modo che tutti lo potessero sentire, promise in voto un tempio a Giove Statore, se l'esercito romano avesse smesso di fuggire e si fosse lanciato nella mischia travolgendo le legioni sannite. In ogni parte dello schieramento tutti fecero quanto era nelle loro possibilit? per riequilibrare le sorti della battaglia - comandanti, soldati semplici, fanti e cavalieri. Si ebbe l'impressione che a fianco dei Romani intervenisse anche una volont? divina, tanto facilmente venne capovolta la situazione: i nemici furono allontanati dall'accampamento e immediatamente risospinti verso il punto in cui la battaglia era iniziata. L? furono costretti a fermarsi perch? la strada era sbarrata dai bagagli accatastati nel mezzo: allora, per impedire che i Romani vi mettessero mano, formarono un cerchio di uomini armati intorno ai bagagli stessi. Ma davanti erano pressati dalla fanteria, e alle spalle avevano i cavalieri. Cos?, presi nel mezzo, furono uccisi o fatti prigionieri. I prigionieri ammontarono a 7.800, che vennero spogliati dal primo all'ultimo e fatti passare sotto il giogo. I caduti toccarono il numero di 4.800. Ma anche per i Romani quella vittoria non fu una festa: quando infatti il console fece contare i soldati che mancavano all'appello dopo quei due giorni di scontri, gli venne riferito che le perdite raggiungevano le 7.800 unit?.
Mentre in Apulia si verificavano questi eventi, l'altro esercito dei Sanniti tent? di conquistare Interamna, una colonia romana situata sulla via Latina, ma non riusc? nell'impresa. Allora il nemico mise a ferro e fuoco le campagne. Mentre per? i Sanniti stavano trascinando via gli uomini - tra i quali c'erano dei coloni fatti prigionieri - e le bestie rastrellate, si imbatterono nel console che tornava vincitore da Luceria, e non si limitarono a perdere il bottino, ma finirono per essere massacrati perch? procedevano in una formazione lunga e sfilacciata. Il console fece proclamare un bando col quale venivano convocati a Interamna i legittimi proprietari per riconoscere e riprendersi le rispettive cose, e lasciando l? l'esercito si spost? a Roma per presiedere le elezioni. Richiese il trionfo ma non gli fu accordato, perch? aveva perduto tutte quelle migliaia di uomini, e perch? aveva fatto passare i prigionieri sotto il giogo, senza per? porre delle condizioni.
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