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autore
brano
 
Livio
Ab urbe condita X, 45
 
originale
 
[45] Litterae consulum ingenti laetitia et in curia et in contione auditae, et quatridui supplicatione publicum gaudium priuatis studiis celebratum est. Nec populo Romano magna solum sed peropportuna etiam ea uictoria fuit, quia per idem forte tempus rebellasse Etruscos allatum est; subibat cogitatio animum quonam modo tolerabilis futura Etruria fuisset si quid in Samnio aduersi euenisset, quae coniuratione Samnitium erecta, quoniam ambo consules omnisque Romana uis auersa in Samnium esset, occupationem populi Romani pro occasione rebellandi habuisset. Legationes sociorum, a M. Atilio praetore in senatum introductae, querebantur uri ac uastari agros a finitimis Etruscis quod desciscere a populo Romano nollent obtestabanturque patres conscriptos ut se a ui atque iniuria communium hostium tutarentur. Responsum legatis curae senatui futurum ne socios fidei suae paeniteret: Etruscorum propediem eandem fortunam quam Samnitium fore. Segnius tamen, quod ad Etruriam attinebat, acta res esset, ni Faliscos quoque, qui per multos annos in amicitia fuerant, allatum foret arma Etruscis iunxisse. Huius propinquitas populi acuit curam patribus ut fetiales mittendos ad res repetendas censerent; quibus non redditis ex auctoritate patrum iussu populi bellum Faliscis indictum est iussique consules sortiri uter ex Samnio in Etruriam cum exercitu transiret. Iam Caruilius Veliam et Palumbinum et Herculaneum ex Samnitibus ceperat, Veliam intra paucos dies, Palumbinum eodem quo ad muros accessit. Ad Herculaneum etiam signis conlatis ancipiti proelio et cum maiore sua quam hostium iactura dimicauit; castris deinde positis moenibus hostem inclusit; oppugnatum oppidum captumque. In his tribus urbibus capta aut caesa ad decem milia hominum, ita ut paruo admodum plures caperentur. Sortientibus prouincias consulibus Etruria Caruilio euenit secundum uota militum, qui uim frigoris iam in Samnio non patiebantur. Papirio ad Saepinum maior uis hostium restitit. Saepe in acie, saepe in agmine, saepe circa ipsam urbem aduersus eruptiones hostium pugnatum, nec obsidio sed bellum ex aequo erat; non enim muris magis se Samnites quam armis ac uiris moenia tutabantur. Tandem pugnando in obsidionem iustam coegit hostes obsidendoque ui atque operibus urbem expugnauit. Itaque ab ira plus caedis editum capta urbe; septem milia quadringenti caesi, capta minus tria milia hominum. Praeda, quae plurima fuit congestis Samnitium rebus in urbes paucas, militi concessa est.
 
traduzione
 
45 La lettura del rapporto trasmesso dai consoli fu motivo di grande entusiasmo in senato e nell'assemblea del popolo, e l'esultanza generale venne resa solenne da quattro giorni di festosi ringraziamenti, che videro una grande partecipazione di popolo. Per i cittadini romani questa vittoria non fu soltanto di grande prestigio, ma arriv? anche al momento pi? adatto, perch? proprio in quel momento giunse la notizia che gli Etruschi avevano riaperto le ostilit?. Occorreva pensare a come si potesse sostenere il peso di una guerra contro l'Etruria se le cose nel Sannio non fossero andate per il meglio, visto che l'Etruria, imbaldanzita dall'insurrezione generale nel Sannio, vedendo i due consoli e tutte le forze impegnate sul fronte sannita, aveva pensato che questa fosse un'occasione propizia per riprendere le armi. Gli alleati inviarono ambasciatori, che furono introdotti in senato dal pretore Marco Atilio; lamentavano che le loro campagne venissero devastate e incendiate dagli Etruschi, solo perch? essi non avevano voluto staccarsi dai Romani, e per questo scongiuravano i senatori di proteggerli dalla tracotanza e dalle offese dei nemici comuni. Agli ambasciatori venne risposto che il senato avrebbe fatto il possibile perch? gli alleati non dovessero pentirsi della propria fedelt?: presto agli Etruschi sarebbe toccata la stessa sorte dei Sanniti. Eppure la campagna contro gli Etruschi non sarebbe stata condotta con la stessa determinazione, se non fosse giunta la notizia che i Falisci, da lungo tempo amici dei Romani, avevano unito le proprie forze agli Etruschi. La vicinanza di questa popolazione aument? la preoccupazione del senato, che decise di inviare i feziali a chiedere soddisfazione dell'accaduto. La richiesta fu respinta, e cos? su proposta del senato, approvata dal popolo, venne dichiarata guerra ai Falisci, e i consoli ricevettero disposizione di sorteggiare chi dei due avrebbe dovuto trasferirsi dal Sannio in Etruria. Carvilio aveva gi? conquistato le citt? sannite di Velia, Palombino ed Ercolaneo: Velia nel giro di pochi giorni, Palombino lo stesso in cui si era presentato sotto le mura. A Ercolaneo dovette invece affrontare una battaglia in campo aperto dall'esito incerto, subendo pi? perdite di quelle inflitte ai nemici. Dopo essersi accampato, costrinse il nemico a trincerarsi all'interno delle mura, e la citt? venne conquistata con la forza. In questi tre centri vennero catturati o uccisi circa 10.000 uomini (il numero dei prigionieri super? di poco quello dei morti). Il sorteggio tra i due consoli destin? l'Etruria a Carvilio, com'era nei desideri dei soldati, che ormai non reggevano pi? il rigido freddo del Sannio. Nei pressi di Sepino i Sanniti opposero maggiore resistenza a Papirio: a pi? riprese, o in campo aperto, o durante la marcia, o ancora nei pressi della citt?, egli dovette rintuzzare le sortite dei nemici. Pi? che un assedio era una guerra vera e propria, perch? i Sanniti non erano protetti dalle mura pi? di quanto le mura non lo fossero dalle armi e dai soldati. Ma alla fine, a forza di combattere, il console costrinse i nemici a subire un assedio in piena regola, concludendolo con l'espugnazione della citt?, conquistata con il ricorso a macchine da guerra. Presa la citt?, la tensione port? a un massacro ancora pi? sanguinoso: gli uccisi ammontarono a 7.400, mentre i prigionieri furono meno di 3.000. Il bottino raccolto, ricchissimo perch? i Sanniti avevano concentrato le loro cose in poche citt?, fu lasciato ai soldati.
 

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