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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 52
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originale
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[52] Ex quo sunt illa communia: non prohibere aqua profluente, pati ab igne ignem capere, si qui velit, consilium fidele deliberanti dare, quae sunt iis utilia, qui accipiunt, danti non molesta. Quare et his utendum est et semper aliquid ad communem utilitatem afferendum. Sed quoniam copiae parvae singulorum sunt, eorum autem, qui his egeant, infinita est multitudo, vulgaris liberalitas referenda est ad illum Ennii finem "nihilominus ipsi lucet", ut facultas sit, qua in nostros simus liberales.
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traduzione
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52. Di qui le massime comuni: non impedir l'uso di un'acqua corrente; permetti che, chi vuole, accenda il suo fuoco dal tuo fuoco; d? un buon consiglio a chi ? in dubbio; tutte cose che sono utili a chi le riceve, e che, a chi le d?, non sono affatto dannose. A queste massime, dunque, dobbiamo attenerci e, in pi?, portare sempre qualche contributo al bene comune. Ma, poich? i mezzi delle singole persone sono scarsi, e infinito ? il numero dei bisognosi, questa liberalit? aperta a tutti si restringa entro il limite posto da Ennio: "La sua fiaccola non gli risplende meno", s? che ci resti la possibilit? di essere generosi verso i nostri cari.
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