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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 68
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originale
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[68] Non est autem consentaneum, qui metu non frangatur, eum frangi cupiditate, nec qui invictum se a labore praestiterit, vinci a voluptate. Quam ob rem et haec vitanda et pecuniae fugienda cupiditas; nihil enim est tam angusti animi tamque parvi quam amare divitias, nihil honestius magnificentiusque quam pecuniam contemnere, si non habeas, si habeas, ad beneficentiam liberalitatemque conferre. Cavenda etiam est gloriae cupiditas, ut supra dixi; eripit enim libertatem, pro qua magnanimis viris omnis debet esse contentio. Nec vero imperia expetenda ac potius aut non accipienda interdum aut deponenda non numquam.
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traduzione
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68. D'altra parte, non sarebbe ragionevole che chi non si lascia abbattere dalla paura, si lasciasse abbattere dalla cupidigia, e chi si ? mostrato invincibile alla fatica, si lasciasse vincere dal piacere. Bisogna perci? evitare queste contraddizioni, e rifuggire anche dall'avidit? del denaro: non c'? cosa che dimostri grettezza e bassezza d'animo quanto l'amor delle ricchezze; al contrario, nulla ? pi? onesto e pi? nobile del disprezzo verso il denaro, se non lo possiedi; se lo possiedi, impiegarlo in una benefica elagizione. Bisogna anche guardarsi, come ho gi? detto, da uno sfrenato desiderio di gloria, perch? ci toglie la libert? dello spirito, quella libert? che gli uomini magnanimi devono conquistare e difendere con forza. D'altra parte, non bisogna neppure aspirare ai supremi poteri, o, per meglio dire, talvolta conviene non accettarli, talora anche deporli.
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