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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 83
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originale
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[83] Numquam omnino periculi fuga committendum est, ut inbelles timidique videamur, sed fugiendum illud etiam, ne offeramus nos periculis sine causa, quo esse nihil potest stultius. Quapropter in adeundis periculis consuetudo imitanda medicorum est, qui leviter aegrotantes leniter curant, gravioribus autem morbis periculosas curationes et ancipites adhibere coguntur. Quare in tranquillo tempestatem adversam optare dementis est, subvenire autem tempestati quavis ratione sapientis, eoque magis, si plus adipiscare re explicata boni quam addubitata mali. Periculosae autem rerum actiones partim iis sunt, qui eas suscipiunt, partim rei publicae.
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traduzione
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83. E' ben vero che noi, col fuggire il pericolo, non dobbiamo mai correre il rischio di passar da imbelli e da codardi; ma ? anche vero che dobbiamo rifuggire dal buttarci allo sbaraglio senza ragione, che ? la cosa pi? dissennata del mondo. Perci?, nell'affrontare i pericoli, dobbiamo seguire il metodo dei medici, che, ai malati leggeri, porgono blandi rimedi, riservando di necessit? alle malattie pi? gravi le cure pericolose e incerte. Nella bonaccia pertanto, invocare la tempesta ? grande follia; ma superare la tempesta in qualunque modo, ? vera saggezza, tanto pi? se il vantaggio di una pronta decisione supera il danno di un'incerta esecuzione! D'altra parte, le pubbliche imprese sono pericolose tanto per coloro che le affrontano, quanto per lo Stato. E cos?, alcuni corrono il rischio di sacrificare la vita, altri di perdere la loro gloria e la benevolenza dei concittadini. Dobbiamo, dunque, essere pi? pronti a metter a repentaglio i nostri interessi che non quelli della patria; e, particolarmente, pi? disposti a combattere per l'onore e per la gloria che non per gli altri beni materiali.
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