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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 102
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originale
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[102] Efficiendum autem est, ut appetitus rationi oboediant eamque neque praecurrant nec propter pigritiam aut ignaviam deserant sintque tranquilli atque omni animi perturbatione careant; ex quo elucebit omnis constantia omnisque moderatio. nam qui appetitus longius evagantur et tamquam exultantes sive cupiendo sive fugiendo non satis a ratione retinentur, ii sine dubio finem et modum transeunt. relinquunt enim et abiciunt oboedientiam nec rationi parent, cui sunt subiecti lege naturae; a quibus non modo animi perturbantur, sed etiam corpora. licet ora ipsa cernere iratorum aut eorum, qui aut libidine aliqua aut metu commoti sunt aut voluptate nimia gestiunt; quorum omnium vultus, voces, motus statusque mutantur.
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traduzione
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102. Anzitutto bisogna fare in modo che gl'istinti obbediscano alla ragione: senza precederla n? lasciarla da parte per pigrizia o per vilt?, ma se ne stiano tranquilli, liberi e franchi da ogni turbamento. Per tal modo risplenderanno in tutta la loro luce la fermezza e la temperanza. Difatti, quegli istinti che vanno fuor di strada e, come cavalli imbizzarriti per eccesso di bramosia o di paura, non son tenuti abbastanza a freno dalla ragione, oltrepassano senza dubbio il limite e la misura: abbandonano e rifiutano l'obbedienza, ribellandosi alla ragione, a cui son pure sottoposti per legge di natura; s? che questi sfrenati istinti turbano non solo l'animo, ma anche il corpo. Basta osservare l'aspetto degli uomini adirati, o di quelli che sono sconvolti da qualche passione o da qualche timore, o di quelli che si esaltano per l'eccessiva gioia: tutto in loro si muta, il volto, la voce, l'andare, il modo di stare fermi.
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