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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 134
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originale
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[134] Sit ergo hic sermo, in quo Socratici maxime excellunt, lenis minimeque pertinax, insit in eo lepos. Nec vero, tamquam in possessionem suam venerit, excludat alios, sed cum reliquis in rebus tum in sermone communi vicissitudinem non iniquam putet. Ac videat in primis, quibus de rebus loquatur, si seriis, severitatem adhibeat, si iocosis leporem. In primisque provideat, ne sermo vitium aliquod indicet inesse in moribus; quod maxime tum solet evenire, cum studiose de absentibus detrahendi causa aut per ridiculum aut severe, maledice contumelioseque dicitur.
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traduzione
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134. Dunque, questo parlar familiare, in cui si segnalano soprattutto i Socratici, sia placido e mite e non petulante; abbia in s? la grazia, e non escluda gli altri tipi di discorso, come se questo fosse il padrone assoluto del campo; anzi, come in ogni altra cosa, cos? specialmente nel conversar comune ? giusto l'avvicendarsi degli interlocutori. E' bene che (chi parla) rifletta dapprima sui temi di cui deve discorrere: se seri, si adoperi un linguaggio austero; se scherzosi, la gaiezza. E prima di tutto procuri che il suo discorrere non tradisca mai qualche suo intimo difetto morale, come di solito accade quando, a bella posta, a scopo di denigrazione, si fa dell'offensiva maldicenza a carico di persone assenti, o con aria scherzosa, o con severo cipiglio.
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