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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 147
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originale
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[147] Nec vero alienum est ad ea deligenda, quae dubitationem afferunt, adhibere doctos homines vel etiam usu peritos et, quid iis de quoque officii genere placeat exquirere. Maior enim pars eo fere deferri solet, quo a natura ipsa deducitur. In quibus videndum est, non modo quid quisque loquatur, sed etiam quid quisque sentiat atque etiam de qua causa quisque sentiat. Ut enim pictores et ii qui signa fabricantur et vero etiam poetae suum quisque opus a vulgo considerari vult, ut si quid reprehensum sit a pluribus, id corrigatur, iique et secum et ab aliis, quid in eo peccatum sit exquirunt, sic aliorum iudicio permulta nobis et facienda et non facienda et mutanda et corrigenda sunt.
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traduzione
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147. E non ? inopportuno, per fare una buona scelta tra casi dubbi, ricorrere al consiglio di persone dotte, o anche solo esperte della vita, cercando di conoscere il loro giudizio su ogni particolare dovere. [La maggior parte degli uomini, infatti, hanno per guida il loro naturale istinto]. In tutti costoro, dunque, giova osservare non solo le parole, ma anche i sentimenti di ciascuno, e, di questi sentimenti, le specifiche ragioni. Come i pittori e gli scultori, e in realt? anche i poeti, sottopongono ciascuno l'opera sua al giudizio della gente, nell'intento di correggere quei tratti in cui concordano le critiche di molti, riservandosi d'esaminare poi tra s? e con altri in che consista il notato errore, cos? ci sono moltisime cose che noi dobbiamo fare o non fare, e anche mutare o correggere secondo il giudizio degli altri.
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