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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, I, 155
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originale
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[155] Quibus rebus intellegitur, studiis officiisque scientiae praeponenda esse officia iustitiae, quae pertinent ad hominum utilitatem, qua nihil homini esse debet antiquius. Atque illi ipsi, quorum studia vitaque omnis in rerum cognitione versata est, tamen ab augendis hominum utilitatibus et commodis non recesserunt. Nam et erudierunt multos, quo meliores cives utilioresque rebus suis publicis essent, ut Thebanum Epaminondam Lysis Pythagoreus, Syracosium Dionem Plato multique multos, nosque ipsi, quicquid ad rem publicam attulimus, si modo aliquid attulimus, a doctoribus atque doctrina instructi ad eam et ornati accessimus.
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traduzione
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155. Da tutto ci? si comprende che agli studi e ai doveri della scienza si devono anteporre i doveri della giustizia, i quali hanno per fine la fratellanza umana, che deve essere il supremo ideale dell'uomo.
Dir? di pi?: perfino coloro che dedicarono tutti i loro studi e tutta la loro vita al sapere, non rinunziarono per? a promuovere la prosperit? e la felicit? degli uomini. In verit?, essi educarono molti a essere migliori cittadini e pi? utili alla loro patria, come appunto fece il pitagorico Liside col tebano Epaminonda; come fece Platone col siracusano Dioneo cos? molti altri con molti altri; e anch'io, quel po' di bene che ho fatto alla mia patria, se pure ne ho fatto, lo si deve all'essere io entrato nella vita pubblica ammaestrato dai filosofi e ben dotato di dottrina.
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