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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, III, 74
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originale
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[74] Sed cum Basilus M. Satrium sororis filium nomen suum ferre voluisset eumque fecisset heredem (hunc dico patronum agri Piceni et Sabini; o turpe notam temporum [nomen illorum]!), non erat aequum principes civis rem habere, ad Satrium nihil praeter nomen pervenire. Etenim si is, qui non defendit iniuriam neque propulsat a suis, cum potest, iniuste facit, ut in primo libro disserui, qualis habendus est is, qui non modo non repellit, sed etiam adiuvat iniuriam? Mihi quidem etiam verae hereditates non honestae videntur, si sunt malitiosis blanditiis, officiorum non veritate, sed simulatione quaesitae. Atqui in talibus rebus aliud utile interdum, aliud honestum videri solet. Falso; nam eadem utilitatis quae honestatis est regula.
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traduzione
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74. Ma avendo voluto Basilo dare il suo nome a Marco Satrio, f iglio di sua sorella, e avendolo fatto erede (parlo di colui che fu patrono dell'agro piceno e sabino), o vergogna dei tempi, [il nome di quelli,] non era giusto che due tra i principali cittadini avessero il patrimonio e a Satrio non toccasse nulla, ad eccezione del nome! Se, come ho spiegato nel primo libro, colui che non si oppone all'ingiustizia e non la tiene lontana dai suoi, pur potendolo, si comporta ingiustamente, che giudizio bisogna dare di colui che non solo non allontana l'ingiustizia, ma anzi l'appoggia? A me, sinceramente, non sembrano oneste neanche le vere eredit?, se sono ottenute per mezzo di lusinghe piene di malizia, con devozione non sincera, ma simulata. Eppure in tali argomenti una cosa suole sembrare l'utile, un'altra l'onesto. A torto, perch? la norma dell'utile ? la stessa dell'onesto.
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