Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Cicerone
|
Difesa di Roscio, 16
|
|
originale
|
|
[16] Pecuniam petis, Fanni, a Roscio. Quam? dic audacter et aperte. Vtrum tibi ex societate debeatur, an quae ex liberalitate huius promissa sit et ostentata? Quorum alterum est gravius et odiosius, alterum levius et facilius. Quae ex societate debeatur? Quid ais? Hoc iam neque leviter ferendum est neque neglegenter defendendum. Si qua enim sunt privata iudicia summae existimationis et paene dicam capitis, tria haec sunt, fiduciae, tutelae, societatis. Aeque enim perfidiosum et nefarium est fidem frangere quae continet vitam, et pupillum fraudare qui in tutelam pervenit, et socium fallere qui se in negotio coniunxit.
|
|
traduzione
|
|
16 Tu, Fannio, chiedi a Roscio dei soldi. Ma che genere di soldi? Rispondi pure con la massima sincerit?. ? denaro che ti si deve secondo un accordo ben preciso o ti ? stato promesso e poi offerto quale gesto di grande generosit?? Perch? di queste due situazioni una ? alquanto grave e anche un po' antipatica, l'altra gi? pi? sopportabile e semplice da risolversi. Ti spettano, dunque, dei soldi per via della vostra societ?? Che dici? Sai, in un caso del genere non c'? mica tanto da scherzare n? si pu? argomentare la difesa con due parolette raffazzonate. Se ? vero che esistono cause private estremamente delicate, dove in gioco c'? non solo la faccia, ma direi quasi la vita, ? bene ricordare che tali cause sono tre: di fiducia, di tutela, di societ?. Infatti, viene considerato ugualmente sleale, addirittura empio, tradire la fiducia, che ? poi ci? che d? senso alla vita, o frodare il pupillo sotto nostra tutela, o truffare il socio che si ? unito a noi in affari.
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|