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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Difesa di Roscio, 35
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originale
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[35] Nam ego Roscium, si quid communi nomine tetigit, confiteor praestare debere societati.?Societatis, non suas litis redemit, cum fundum a Flavio accepit.?Quid ita satis non dedit amplius assem neminem petiturum? Qui de sua parte decidit, reliquis integram relinquit actionem, qui pro sociis transigit, satis dat neminem eorum postea petiturum. Quid ita Flavio sibi cavere non venit in mentem? nesciebat videlicet Panurgum fuisse in societate. Sciebat. Nesciebat Fannium Roscio esse socium.?Praeclare; nam iste cum eo litem contestatam habebat.
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traduzione
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35 Io riconosco che se Roscio ? entrato in possesso di qualcosa in nome appunto della societ?, deve restituirlo alla societ? stessa. Si dice che, accettando quel terreno da Flavio, ha messo fine ad una lite non sua propria, ma comune a due persone. Perch? allora non ha dato garanzia che nessuno avrebbe pi? richiesto un solo asse? Chi, infatti, scende a patti solo per la propria parte, lascia agli altri il pieno diritto di perseguire giuridicamente l'imputato; ma se uno transige a nome dei suoi soci, si fa garante che nessuno di loro vada in seguito a reclamare. Come mai, allora, non ? venuto in mente a Flavio di farsi dare cauzione? Evidentemente non sapeva che Panurgo era spartito in societ? tra due persone. Invece lo sapeva. Allora era all'oscuro del fatto che Fannio fosse socio di Roscio. - No, ne era al corrente perch? era stato proprio Fannio a intentare una lite contro di lui.
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