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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Difesa di Roscio, 46
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originale
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[46] 'Dicit enim,' inquit, 'iniuratus Luscio et Manilio.' Si diceret iuratus, crederes? At quid interest inter periurum et mendacem? Qui mentiri solet, peierare consuevit. Quem ego ut mentiatur inducere possum, ut peieret exorare facile potero. Nam qui semel a veritate deflexit, hic non maiore religione ad periurium quam ad mendacium perduci consuevit. Quis enim deprecatione deorum, non conscientiae fide commovetur? Propterea, quae poena ab dis immortalibus periuro, haec eadem mendaci constituta est; non enim ex pactione verborum quibus ius iurandum comprehenditur, sed ex perfidia et malitia per quam insidiae tenduntur alicui, di immortales hominibus irasci et suscensere consuerunt.
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traduzione
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46 E ancora Fannio controbatte: ?D'accordo, ma quando si confid? con Luscio e con Manilio non era sotto il vincolo del giuramento?. Perch?, se lo fosse stato gli crederesti? Che differenza c'? tra uno spergiuro e un bugiardo? Chi di solito ha la bugia facile, non si fa problemi a dichiarare il falso. Un uomo che posso indurre a mentire, non ci metter? molto a convincerlo a fare altrettanto, anche se sotto giuramento. Basta scostarsi una sola volta dalla verit? e poi diventa un'abitudine lasciarsi persuadere allo spergiuro, senza neanche provare uno scrupolo maggiore che a raccontare una bugia. C'? qualcuno che si preoccupa della maledizione divina invocata contro se stesso e non della lealt? della propria coscienza? ? per questo motivo che gli d?i immortali hanno stabilito la medesima punizione sia per lo spergiuro, sia per il bugiardo; non ?, infatti, di solito il carattere legale che permea il giuramento ad accendere d'ira i numi celesti, ma la perfidia e la malizia con cui si tenta di ingannare gli altri, tendendo loro insidie.
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