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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Difesa di Ligario , 17
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originale
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[17] Ac primus aditus et postulatio Tuberonis haec, ut opinor, fuit, uelle se de Q. Ligario scelere dicere. Non dubito quin admiratus sis, uel quod nullo de alio [quisquam], uel quod is qui in eadem causa fuisset, uel quidnam noui sceleris adferret. Scelus tu illud uocas, Tubero? Cur? Isto enim nomine illa adhuc causa caruit. Alii errorem appellant, alii timorem; qui durius, spem, cupiditatem, odium, pertinaciam; qui grauissime, temeritatem; scelus praeter te adhuc nemo. Ac mihi quidem, si proprium et uerum nomen nostri mali quaeritur, fatalis quaedam calamitas incidisse uidetur et improuidas hominum mentis occupauisse, ut nemo mirari debeat humana consilia diuina necessitate esse superata.
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traduzione
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17. Ma il primo passo e la richiesta di Tuberone ? stata, come credo, questa; che egli voleva parlare della scelleratezza di Quinto Ligario. Son sicuro che tu ti sarai chiesto non senza meraviglia perch? non volesse parlare nessun altro o perch? a voler parlare fosse proprio lui che aveva militato nelle stesse file, o quale novit? fosse per apportare. Quella, o Tuberone, tu la chiami scelleratezza? Perch?? Sino ad oggi quell'azione non ha avuto mai questo nome. Alcuni la chiamano errore, altri timore, altri, con maggiore severit?, speranza, passione, odio, testardaggine; i pi? aspri temerit?: scelleratezza non l'ha mai definita nessuno all'infuori di te. Se si chiedesse a me il giusto e vero nome del nostro male, risponderei che, a quanto mi sembra, una sventura voluta proprio dal fato si ? abbattuta su uomini improvvidi e si ? impadron?ta delle loro menti, sicch? nessuno si deve meravigliare se il senno degli uomini ? stato vinto dall' irrevocabile destino segnato dagli d?i.
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