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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Difesa di Milone, 36
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originale
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36. Reliquum est ut iam illum natura ipsius consuetudoque defendat, hunc autem haec eadem coarguat. Nihil per vim umquam Clodius, omnia per vim Milo. Quid? ego, iudices, cum maerentibus vobis urbe cessi, iudiciumne timui? non servos, non arma, non vim? Quae fuisset igitur iusta causa restituendi mei, nisi fuisset iniusta eiciendi? Diem mihi, credo, dixerat, multam inrogarat, actionem perduellionis intenderat; et mihi videlicet in causa aut mala aut mea, non et praeclarissima et vestra, iudicium timendum fuit. Servorum et egentium civium et facinorosorum armis meos civis, meis consiliis periculisque servatos, pro me obici nolui.
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traduzione
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36 Resta un argomento: a difendere Clodio intervengono la sua natura e il suo modo di vivere, e questi stessi elementi accusano invece Milone! ?Clodio non ha mai fatto nulla con la violenza, Milone, al contrario, se ne ? sempre servito per tutto!?. Cosa? Quando nel cordoglio generale, giudici, mi sono allontanato dalla citt? ho avuto forse paura di un processo? o di schiavi, di armi, di reazioni violente? Quale giusto motivo per farmi tornare si sarebbe trovato, se quello della mia espulsione non fosse stato ingiusto? Lui, credo, mi aveva fissato il giorno, mi aveva inflitto una multa, aveva intentato un processo di alto tradimento e io avrei dovuto temere il processo in una causa cos? malvagia o fatta apposta per me, e non illustre e diretta a tutti voi! Non volli che al posto mio i miei concittadini, salvati con pericolo dai miei consigli, fossero esposti alle armi di schiavi, di miserabili, di scellerati.
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