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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Difesa di Milone, 72
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originale
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72. Nec vero me, iudices, Clodianum crimen movet, nec tam sum demens tamque vestri sensus ignarus atque expers, ut nesciam quid de morte Clodi sentiatis. De qua, si iam nollem ita diluere crimen, ut dilui, tamen impune Miloni palam clamare ac mentiri gloriose liceret: 'Occidi, occidi, non Sp. Maelium, qui annona levanda iacturisque rei familiaris, quia nimis amplecti plebem videbatur, in suspicionem incidit regni appetendi; non Ti. Gracchum, qui conlegae magistratum per seditionem abrogavit, quorum interfectores impleverunt orbem terrarum nominis sui gloria; sed eum--auderet enim dicere, cum patriam periculo suo liberasset--cuius nefandum adulterium in pulvinaribus sanctissimis nobilissimae feminae comprehenderunt;
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traduzione
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72 Quanto a me, giudici, tutto il trambusto fatto dai Clodiani non mi scompone affatto, e non sono cos? folle, cos? all'oscuro ed estraneo alle vostre idee da ignorare la vostra opinione sulla morte di Clodio. Se gi? non avessi confutato l'accusa, come ho fatto, a Milone sarebbe tuttavia lecito, senza temere punizioni, proclamare davanti a tutti questa gloriosa menzogna: ?Sono stato io, sono stato io a uccidere non Spurio Melio, che, facendo calare il prezzo del grano e sperperando il patrimonio familiare, venne sospettato di aspirare al potere assoluto perch? sembrava abbracciare un po' troppo la causa della plebe romana; non Tiberio Gracco, che priv? il suo collega della carica di tribuno per mezzo di una rivolta, e i cui assassini riempirono il mondo della gloria del loro nome, ma colui? - non avrebbe, infatti, vergogna a dirlo, perch? ha liberato la patria a suo rischio e pericolo - ?il cui nefando adulterio, consumato sui pulvinari votati agli d?i, fu scoperto dalle pi? nobili matrone;
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