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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Difesa di Milone, 82
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originale
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82. Quamquam boc animo semper omnes fuimus in patriae proditoribus opprimendis, ut, quoniam nostra futura esset gloria, periculum quoque et invidiam nostram putaremus. Nam quae mihi ipsi tribuenda laus esset, cum tantum in consulatu meo pro vobis ac liberis vestris ausus essem, si id, quod conabar sine maximis dimicationibus meis me esse ausurum arbitrarer? Quae mulier sceleratum ac perniciosum civem interficere non auderet, si periculum non timeret? Proposita invidia, morte, poena, qui nihilo segnius rem publicam defendit, is vir vere putandus est. Populi grati est praemiis adficere bene meritos de re publica civis; viri fortis ne suppliciis quidem moveri ut fortiter fecisse paeniteat.
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traduzione
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82 Eppure, quando si trattava di reprimere i traditori della patria, ci siamo sempre trovati tutti d'accordo, cos? pensavamo che, se nostra sarebbe stata la gloria, nostro era anche il pericolo e l'impopolarit?. Infatti, quale riconoscimento mi si dovrebbe tributare se, quando nell'anno del mio consolato ho osato tanto per voi e i vostri figli, avessi creduto di poter realizzare il mio scopo senza rischiare nulla? Quale donna non avrebbe il coraggio di uccidere un cittadino malvagio e pericoloso, se non temesse il pericolo? Ma chi, avendo ben chiaro cosa significhino impopolarit?, morte, castigo, difende lo stato con non minore energia, costui lo si deve considerare un vero uomo. Dovere del popolo riconoscente ? premiare i cittadini che hanno ben meritato della repubblica, quello dell'uomo forte non lasciarsi indurre, nemmeno dai supplizi, a pentirsi di avere agito con coraggio.
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